Bisogna trovare una soluzione diversa, evitando lo sversamento in mare di ben 342.694 mc di fanghi di dragaggio provenienti dal porto di Ortona nei pressi del Sito di Importanza Comunitaria (SIC) IT7120215 “Torre del Cerrano” e dell’omonima e coincidente Area Marina Protetta (AMP).
Lo hanno chiesto a chiare note WWF e Legambiente in una conferenza stampa congiunta (alla presenza di un rappresentante dell’AMP) nel corso della quale hanno parlato di “una scelta sbagliata, decisa senza tenere in alcun conto i possibili danni che si possono determinare in un ambiente tutelato”. Le due associazioni hanno anche denunciato il fatto che a corredo di questa ipotesi progettuale non ci sono stati sufficienti approfondimenti e che non è stata neppure effettuata l’obbligatoria procedura di valutazione di incidenza ambientale (VINCA).
Contro questa sciagurata ipotesi il WWF aveva presentato già nella scorsa estate le proprie osservazioni al Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale contestando in particolare proprio il fatto che non erano stati presentati studi adeguati sulle possibili conseguenze di un imponente sversamento ad appena 6 km dal confine dell’area protetta e a 2,5 km dalla zona contigua. È vero che nel 2011 nello stesso sito erano stati depositati materiali dragati dal porto di Pescara, ma questo precedente ha ben scarso significato. Le quantità interessate allora erano infatti enormemente inferiori: 72.621 mc a fronte degli attuali 342.694 mc. Vennero prese inoltre migliori precauzioni con un piano di monitoraggio oggi invece non previsto.
Il SIC e l’Area Marina Protetta sono stati creati a tutela di habitat e di specie di particolare rilievo ed è fondamentale soppesare le possibili conseguenze di ogni intervento prima di attuarlo. Il progetto assurdamente non prevede invece neppure stazioni di monitoraggio che possano valutare le conseguenze dell’azione nell’immediato e a medio termine mentre le prevede, giustamente, nella zona di dragaggio.
Nelle osservazioni presentate erano stati chiesti studi scientifici più approfonditi che tenessero conto delle criticità e delle possibili conseguenze ambientali di uno sversamento con enormi quantità di sabbie in un’area delicata, frequentata tra l’altro da specie importanti come, a esempio, la tartaruga comune Caretta caretta e il delfino tursiope Tursiops truncatus. Un ambiente nei confronti del quale ci si aspetterebbe ben altra precauzione.
WWF e Legambiente hanno anche sottolineato che la Regione, che fa parte del Consorzio di Gestione, non può assolutamente autorizzare questo scarico di fanghi dopo gli sforzi che in questi ultimi anni l'Area Marina Protetta ha svolto per avere un ripopolamento importante delle specie marine e dopo l’ottenimento del certificato europeo per il turismo sostenibile (CETS) che la qualifica anche a livello europeo.