12.10.15

L'Italia fossile batte la Croazia!


L’anno scorso il Governo croato aveva presentato un Piano/Programma di ricerca di idrocarburi in Mare Adriatico che riguardava ben 29 zone per circa 37 mila kmq.
Il rischio di essere “scippato” del petrolio del Mare Adriatico è stato utilizzato dal Governo Renzi per giustificare e accelerare l’approvazione di tutta una serie di previsioni normative, contenute nel cosiddetto Decreto “Sblocca Italia”, favorevoli alla lobby petrolifera, compreso addirittura un comma finalizzato a riaprire in sostanza le trivellazioni nel Golfo di Venezia fermate d’urgenza nel 2002 poiché tra le cause dello sprofondamento di una della città più belle del mondo.
Invece nella scorsa estate in Croazia ben 7 aree, sulle 10 su cui avrebbero dovuto svilupparsi i primi progetti inerenti gli idrocarburi, sono state abbandonate dalle stesse compagnie petrolifere mentre le 3 residue sono state bloccate dal Governo croato. Perché?
Il WWF, a opera della referente energia Fabrizia Arduini con la collaborazione di Dante Caserta, ha elaborato il dossier "Figli di un dio minore" che offre possibili spiegazioni. Da una parte la sensibilità ambientale e il rispetto delle regole, maggiori oltre il Mare Adriatico; dall’altro il crollo del prezzo del petrolio e i costi di estrazione, in termini di royalty e tassazioni. In Croazia i petrolieri pagano, in Italia hanno vantaggi e incentivi sia per il petrolio che per il gas.
L’Italia subisce un attacco selvaggio da parte delle compagnie petrolifere per il solo fatto che i nostri governi, contro l’interesse dei cittadini, operano di fatto una vera e propria “svendita” del proprio patrimonio naturale, a danno dell’ambiente e di voci economiche importanti come il turismo.
Questo il dossier lo dimostra, cifre alla mano. Buona lettura...