Sul quotidiano “Il Centro” del 23 maggio scorso, a pagina VIII, in cronaca di Roseto, si leggeva l’articolo: “Borsacchio, il Comune accusa gli ambientalisti”; con l’occhiello: “Norante: dicono bugie sui confini”.
Dati alla mano non possiamo che ribadire quanto affermato: con la nuova perimetrazione, approvata qualche giorno fa dal Consiglio Regionale, è stata sottratta alla Riserva Naturale del Borsacchio una superficie di 40 ettari circa (1180 ettari – 1140 ettari = 40 ettari).
La fascia costiera è stata ridotta di 2/3 circa (con l’esclusione delle due aree di foce del Borsacchio e del Tordino).
La Pineta Mazzarosa è stata tagliata in due parti (la prima, quella data in affitto alla società EDILIZIA TRIS srl e teatro di numerosi e ripetuti abusi edilizi, fuori; la seconda, a nord, rimasta dentro l’area protetta).
Tutti questi dati sono tecnicamente verificabili, confrontabili e calcolabili con l’esame e l’utilizzo delle planimetrie prodotte dallo stesso Consiglio regionale. E siamo pronti a qualsiasi confronto con il consigliere Norante.
È d’altro canto ben noto che, col toponimo “Pineta Mazzarosa”, si identificava e ancora si identifica tutta la storica pineta litoranea, fattavi piantare dall’allora Ministro del Regno d’Italia, senatore Giuseppe Devincenzi, ed oggi appartenente agli eredi Mazzarosa.
Il ridimensionamento e lo stravolgimento della Riserva Naturale Regionale del Borsacchio, che gli amministratori locali e buona parte dei consiglieri regionali hanno approvato, col consenso dello stesso Governatore Chiodi, costituiscono, pertanto, dati di fatto incontrovertibili. Altrettanto certo è che la ferita arrecata al territorio, con la riperimetrazione, rimarrà un danno grave e irreparabile per le aspettative di crescita economica, sociale, culturale ed ambientale della popolazione che vi risiede.
I responsabili dello scempio sono tutti identificabili con nome e cognome.
Ma questo non potrà certo consolare né noi né le generazioni future. Perché i danni non sono risarcibili!