Il WWF ha inviato una diffida alla Regione Abruzzo a seguito dell’incredibile richiesta inoltrata dall'Assessorato all'Agricoltura guidato da Mauro Febbo al Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione stessa.
La Direzione Agricoltura ha richiesto al Comitato VIA di rivedere la decisione del 3 agosto scorso in merito al Calendario venatorio 2011-2012 con la quale aveva imposto il posticipo al 1° novembre dell’apertura della caccia nell’area di massima concentrazione dell'Orso bruno marsicano (Zona A dell’Accordo P.A.T.O.M. per la protezione dell’orso).Massimiliano Rocco, responsabile del programma specie per il WWF Italia, evidenzia come “il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise aveva ribadito al Comitato VIA quanto già emerso in numerosi studi scientifici e, cioè, la necessità di evitare il disturbo degli orsi in uno dei periodi più delicati, quello dell’iperfagia che precede il letargo. In autunno l’Orso marsicano cerca di mangiare il più possibile per accumulare grasso sufficiente per passare l’inverno e per questo si muove moltissimo, divenendo più vulnerabile. Basti pensare che le femmine gravide devono accumulare risorse tali da poter partorire in pieno inverno ed allattare nella tana fino ad aprile inoltrato. La presenza di cacciatori e gli spari conseguenti possono rappresentare un grave disturbo. Basti pensare che nei mesi scorsi il Parco ha chiuso precauzionalmente alcuni sentieri in quota per limitare il disturbo ad una specie così rara ed in pericolo, limiti ad escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracollo”.L’assessorato regionale all’Agricoltura e l’ufficio caccia della Regione Abruzzo sembrano trascurare irresponsabilmente la gravità della situazione in cui versa la specie simbolo della nostra Regione o peggio ritengono di subordinarla agli interessi dei cacciatori più estremisti.
L’Orso bruno marsicano è a grave rischio di estinzione eppure si continua a far finta di niente. Per la conservazione dell’Orso bruno marsicano è fondamentale coinvolgere i cacciatori delle aree interne, mantenendo uno stretto legame tra chi pratica l’attività venatoria e territorio, evitando l’invasione di cacciatori residenti in aree esterne.
Lo stesso PATOM sottoscritto dalla Regione ricorda l’importanza della creazione delle aree contigue ai parchi in cui solo i residenti possano cacciare. Una norma a tal riguardo è inserita nella Legge Quadro sulle aree naturali protette, ma la Regione Abruzzo è inadempiente ormai da 20 anni.
Non solo, la Direzione Agricoltura è riuscita a peggiorare ulteriormente la situazione inserendo nel calendario venatorio di quest’anno il famigerato Comparto Unico sulla Migratoria che di fatto azzera anche gli Ambiti Territoriali di Caccia (provocando, peraltro, un forte risentimento tra i cacciatori dell’aquilano).
La Direzione Agricoltura della Regione appare sempre più ostaggio dell'estremismo venatorio: è necessario cambiare rotta immediatamente e confidiamo che il Comitato VIA rigetti nella riunione di domani questa richiesta confermando le scelte fatte a tutela dell'Orso il 3 agosto scorso.
La Direzione Agricoltura ha richiesto al Comitato VIA di rivedere la decisione del 3 agosto scorso in merito al Calendario venatorio 2011-2012 con la quale aveva imposto il posticipo al 1° novembre dell’apertura della caccia nell’area di massima concentrazione dell'Orso bruno marsicano (Zona A dell’Accordo P.A.T.O.M. per la protezione dell’orso).Massimiliano Rocco, responsabile del programma specie per il WWF Italia, evidenzia come “il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise aveva ribadito al Comitato VIA quanto già emerso in numerosi studi scientifici e, cioè, la necessità di evitare il disturbo degli orsi in uno dei periodi più delicati, quello dell’iperfagia che precede il letargo. In autunno l’Orso marsicano cerca di mangiare il più possibile per accumulare grasso sufficiente per passare l’inverno e per questo si muove moltissimo, divenendo più vulnerabile. Basti pensare che le femmine gravide devono accumulare risorse tali da poter partorire in pieno inverno ed allattare nella tana fino ad aprile inoltrato. La presenza di cacciatori e gli spari conseguenti possono rappresentare un grave disturbo. Basti pensare che nei mesi scorsi il Parco ha chiuso precauzionalmente alcuni sentieri in quota per limitare il disturbo ad una specie così rara ed in pericolo, limiti ad escursionisti che al massimo hanno un binocolo e non un fucile a tracollo”.L’assessorato regionale all’Agricoltura e l’ufficio caccia della Regione Abruzzo sembrano trascurare irresponsabilmente la gravità della situazione in cui versa la specie simbolo della nostra Regione o peggio ritengono di subordinarla agli interessi dei cacciatori più estremisti.
L’Orso bruno marsicano è a grave rischio di estinzione eppure si continua a far finta di niente. Per la conservazione dell’Orso bruno marsicano è fondamentale coinvolgere i cacciatori delle aree interne, mantenendo uno stretto legame tra chi pratica l’attività venatoria e territorio, evitando l’invasione di cacciatori residenti in aree esterne.
Lo stesso PATOM sottoscritto dalla Regione ricorda l’importanza della creazione delle aree contigue ai parchi in cui solo i residenti possano cacciare. Una norma a tal riguardo è inserita nella Legge Quadro sulle aree naturali protette, ma la Regione Abruzzo è inadempiente ormai da 20 anni.
Non solo, la Direzione Agricoltura è riuscita a peggiorare ulteriormente la situazione inserendo nel calendario venatorio di quest’anno il famigerato Comparto Unico sulla Migratoria che di fatto azzera anche gli Ambiti Territoriali di Caccia (provocando, peraltro, un forte risentimento tra i cacciatori dell’aquilano).
La Direzione Agricoltura della Regione appare sempre più ostaggio dell'estremismo venatorio: è necessario cambiare rotta immediatamente e confidiamo che il Comitato VIA rigetti nella riunione di domani questa richiesta confermando le scelte fatte a tutela dell'Orso il 3 agosto scorso.