4.12.07

La conservazione ecoregionale

La strategia di conservazione su base ecoregionale, promossa dal WWF a livello internazionale, ha lo scopo di definire e perseguire la conservazione della biodiversità all’interno di contesti territoriali ampi ed omogenei dal punto di vista ecologico.
Il WWF ha coinvolto i maggiori esperti del mondo scientifico per identificare le più importanti ecoregioni da tutelare, ovvero quelle più rappresentative dei diversi habitat terrestri, marini e di acqua dolce del mondo. Il processo ha portato all’identificazione di 238 ecoregioni prioritarie chiamate “Global 200”: si tratta della prima analisi comparativa della biodiversità dell’intero Pianeta sulla base della distribuzione dei maggiori tipi di habitat.
Gli obiettivi prioritari legati alla conservazione della biodiversità sono:
1. sviluppare progetti di conservazione capaci di tutelare tutte le comunità naturali presenti nell’ecoregione;
2. tutelare i processi di natura ecologica ed evolutiva alla base della biodiversità ecoregionale;
3. mantenere vitali le popolazioni delle specie caratterizzanti l’ecoregione;
4. conservare porzioni di habitat naturali sufficientemente grandi da resistere ai disturbi su vasta scala ed a lungo termine;
5. prevenire l’introduzione di specie alloctone invasive, eradicare o controllare popolazioni di specie alloctone già introdotte.
Il raggiungimento di questi obiettivi in tutte le ecoregioni prioritarie permetterebbe la salvaguardia del 90% della biodiversità presente sul Pianeta.
Una delle 238 ecoregioni prioritarie è quella “mediterranea” all’interno della quale è compresa l’ecoregione mediterranea centrale per la quale è stata elaborata dal WWF Italia, nell’ambito di un processo di partecipazione condotto insieme ad un gran numero di partner (tra cui Ministero dell’Ambiente, APAT, Corpo Forestale dello Stato, INFS, Federparchi, ecc.), la relativa “Biodiversity Vision” che fotografa lo stato attuale della biodiversità dell’ecoregione, individuando gli obiettivi prioritari da raggiungere e le aree prioritarie su cui concentrare gli sforzi.
La “visione” della biodiversità, che prende in considerazione anche lo stato socio-economico dell’ecoregione con una sintesi delle dinamiche sociali e degli aspetti economici e politici della presenza umana, rappresenta come l’ecoregione dovrà apparire nel lungo termine. Lo scenario delineato diventa un parametro di riferimento e valutazione rispetto al quale misurare il successo delle azioni intraprese nel corso degli anni.
La struttura della “Biodiversity Vision” include così due componenti:
la definizione di aree prioritarie dove sono concentrati i valori di biodiversità caratterizzanti l’ecoregione;
la definizione di obiettivi a lungo termine.
Per l’ecoregione mediterraneo centrale sono state individuate 36 aree prioritarie e 8 obiettivi strategici.
Una delle 36 aree prioritarie è quella denominata “Appennino centrale”, una vasta area montuosa tra Abruzzo, Lazio e Molise, delimitata a nord dalla valle del Velino e a sud dal fiume Voltuno. Sono presenti il più alto massiccio montuoso degli Appennini, il Corno Grande del Gran Sasso, ed il più meridionale ghiacciaio europeo, il Ghiacciaio del Calderone.
Grazie alle particolarità ecologiche ed alla varietà di ambienti, l’area ospita un numero elevato di endemismi e di presenze relitte. Tra i grandi mammiferi, il lupo, l’orso bruno e il camoscio appenninico hanno un posto di rilievo. Moltissime le specie di uccelli, tra cui picchi, gracchi, molti passeriformi. Importantissime le presenzi di anfibi come tritoni, ululone a ventre giallo e salamandre. Notevolissime le presenze di invertebrati e specie floristiche. Da segnalare anche formazioni forestali importanti quali le abetine ad abete bianco, stazioni di betulle, tasso e agrifoglio, oltre a faggete tra le più antiche della Penisola.
Questo patrimonio di biodiversità è fortemente minacciato. Le attività di maggior disturbo antropico risultano essere il sovrappascolo, lo sviluppo della rete viaria e delle infrastrutture per la produzione di energia (principalmente impianti eolici localizzati in aree di pregio), l’inadeguata gestione forestale produttiva e numerose attività del tempo libero, prima fra tutte lo sviluppo di nuove stazioni sciistiche.
Questo strumento può costituire un supporto importante per le scelte che le aree naturali protette, a cominciare dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, dovranno compiere in ordine alla conservazione ed al miglioramento del proprio patrimonio naturale. Consente, infatti, di elaborare piani strategici condivisi che identificano le azioni a breve, medio e lungo termine per la conservazione dell’ecoregione, i ruoli dei vari attori e le risorse necessarie alla sua attuazione, accompagnati da specifici piani di azione, dal continuo monitoraggio dei risultati conseguiti durante l’applicazione e da puntuali “azioni urgenti” finalizzate alla difesa di specie o habitat minacciati.
Tutte le informazioni sulla conservazione ecoregionale dell’Appennino centrale si trovano sul sito
www.wwf.it/mediterraneo.