30.11.20

Legge regionale economia circolare: una proposta ancora schiava di logiche passate


La proposta di progetto di legge dal titolo “Norme a sostegno dell’economia circolare e di gestione sostenibile dei rifiuti” che arriva al voto domani in Consiglio regionale risulta essere ancora debole e incompleta rispetto alla grande sfida che si propone di raccogliere. Certamente alcuni contenuti inseriti sono apprezzabili e attesi da diversi anni ma, a nostro avviso, risultano essere ancora frammentati e schiavi delle problematiche legate alle singole discariche/consorzi della nostra regione.
Non si avverte in questa proposta la forza di un cambiamento che è già in atto e che non può più attendere, ovvero la transizione dall’economia lineare a quella circolare che si regge su nuovi modelli ed impianti di gestione integrata dei rifiuti.
In Abruzzo cresce la raccolta differenziata, un passo positivo e propedeutico ma non sufficiente per superare i vecchi sistemi di smaltimento che resistono. Affinché gli sforzi, l’impegno e gli importanti risultati conseguiti dalle nostre comunità siano ripagati, occorre lavorare alacremente sulla chiusura del ciclo, sul riciclo e sull’utilizzo della materia prima seconda che ne deriva.
Ci saremmo aspettati un’azione più marcata e decisa in questa direzione dentro questa proposta di legge.
Si continua a discutere sulle volumetrie delle discariche ma non si entra nel merito degli impianti virtuosi da realizzare necessari a tutto ciò, a partire dal recupero della frazione organica. Senza un’adeguata rete impiantistica a supporto dell’economia circolare dei rifiuti, continueremo ad assistere alla mancata chiusura del ciclo, al ricorso alle discariche e ad un trasferimento dei rifiuti raccolti verso altre regioni o all’estero, come accade oggi.
Registriamo come il lavoro svolto in Commissione, anche grazie alle audizioni alle quali abbiamo preso parte insieme alle altre associazioni e portatori di interesse, sia stato in parte migliorativo della proposta: la cancellazione della norma “trasforma cave” ne è l’esempio più sbandierato. Ma non convince la norma che inserisce la ri-programmazione delle volumetrie degli impianti/discariche previste come provvedimento urgente con la ridistribuzione sul altri territori, seppur entro i volumi massimi previsti dal piano regionale dei rifiuti vigente. Innanzitutto, perché non è superabile la non assoggettabilità a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e poi perché tutte le provincie dovrebbero essere autonome nella gestione dei rifiuti per evitare ulteriori carichi sull’ambiente con il già richiamato “turismo dei rifiuti”. Questo è la ri-prova della rincorsa alle emergenze del territorio e della mancanza di una visione chiara sui modelli di economia circolare su cui operare. 
Come non convincono alcune modifiche della L.R. 45 del 2007 sui termini e sulle differenze tra varianti sostanziali e non degli impianti che sembrano rafforzare questa tendenza.
Allo stesso tempo, chiediamo attenzione al Consiglio anche laddove nella proposta si introducono i nuovi temi della “raccolta differenziata di qualità”, “beni si scarto post-consumo” e “materie prime seconde”.
Contenuti funzionali ai modelli di economia circolare ma che necessitano di attenta formulazione al fine di evitare che l’articolato previsto possa potenzialmente trasformarsi in una sorta di deregulation dei rifiuti, favorendo in modo improprio chi è tenuto alla loro corretta gestione e smaltimento. Non del tutto chiara è la norma introdotta nella proposta che consente di utilizzare il fondo di rotazione nel ripristino e recupero ambientale di cave qualora si riscontri l’impossibilità da parte del gestore che è tenuto per legge a farlo. Una formulazione sul quale chiediamo un’attenzione massima, onde evitare che cittadini alla fine paghino al posto di chi si sottrae a quest’impegno. Come è arrivato il momento di cambiare l’ecotassa per lo smaltimento in discarica per tartassare questo vecchio sistema di gestione dei rifiuti.
Particolare attenzione va posta all’articolo che inserisce modifiche all’istituzione dell’Autorità di Gestione Integrata dei Rifiuti Urbani (AGIR) che si attende dal 2013 e che dovrebbe assolvere alla funzione di riorganizzazione. Le modifiche inserite, vanno verso una velocizzazione della sua operatività ed una semplificazione. Riteniamo questo importante per dare credibilità e certezze al sistema ma che avvenga con i dovuti strumenti e garanzie di controllo. Una diffusa rete impiantistica, con un corretto ciclo dei rifiuti basato sulla produzione di materia prima seconda, non può prescindere da un adeguato sistema di controllo pubblico ambientale.
Riteniamo comunque positiva la posizione sul definitivo abbandono della realizzazione di inceneritori e l’azione rivolta ad implementare sul territorio abruzzese le politiche di riduzione della produzione dei rifiuti ed in particolare la riduzione della plastica, l’attenzione al recupero delle eccedenze alimentari e alle politiche sulla applicazione della tariffa puntuale e la spinta sul mercato degli acquisti verdi, attuando quanto previsto dalla normativa sul Green Public Procurement (GPP). Positivo anche l’inserimento di una governance che favorisce la partecipazione e lo stimolo di corrette politiche di programmazione: il forum regionale per l’economia circolare.
“Auspichiamo che si apra in Abruzzo una nuova stagione nella gestione dei rifiuti - dichiara Filomena Ricci, delegata regionale del WWF - che presti sempre più attenzione a politiche concrete di riduzione e riciclo necessarie e che questa norma prova a mettere in campo. Troppo spesso capita che i buoni principi restino tali, senza alcuna applicazione reale o accumulando enormi ritardi ma la sfida in atto non può essere persa o rimandata.”
“Togliamo le discariche dal centro della discussione e ragioniamo insieme sull’intero sistema impiantistico necessario all’economia circolare dei rifiuti - conclude Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo - Questo è il vero nodo del sistema di gestione regionale, l’ultimo miglio che manca ancora all’Abruzzo per fare il salto di qualità. È fondamentale costruire nuovi impianti di riuso e riciclo dei rifiuti (es. piattaforme di raccolta, centri del riuso, ecc.), spesso osteggiati come se fossero impianti inquinanti, e di completamento della filiera dell’organico a partire dai biodigestori. Sbaglia chi pensa che l’opzione rifiuti zero in discarica corrisponda alla costruzione di zero impianti, quando in realtà se ne devono costruire nuovi, tecnologicamente avanzati, utili al territorio ed in modo partecipato e nel rispetto delle norme ambientali. Facciamo in modo che la programmazione dei nuovi fondi strutturali sia funzionale anche a questo percorso, così da accompagnare la fase di transizione e riconversione e garantire: lavoro, salute e ambiente”.