Conferenza stampa con il Sindaco di Sulmona e i rappresentanti abruzzesi di WWF, Legambiente e Italia Nostra |
Un fermo no alla centrale di compressione e al metanodotto che SNAM vorrebbe realizzare in zona sismica 1 nonostante l’opposizione di cittadini e istituzioni, e insieme un appello rivolto a tutti gli abruzzesi per la partecipazione alla manifestazione “No SNAM – No Gasdotto, No Centrale, Stop HUB del gas” in programma sabato 21 aprile dalle 15 a Sulmona: questi i concetti ribaditi oggi in una conferenza stampa dal sindaco di Sulmona Annamaria Casini insieme ai responsabili regionali di WWF, Legambiente e Italia Nostra.
Il primo cittadino ha ricordato ancora una volta la necessità di far sentire la voce di tutti gli abruzzesi e ha sottolineato l’importanza della mobilitazione, alla quale hanno aderito e stanno aderendo in tantissimi, per una difesa collegiale di un territorio ancora una volta minacciato da interessi del tutto estranei a quelli della collettività.
Il presidente regionale di Italia Nostra, Mimmo Valente, nel confermare la convinta adesione alla sfilata del 21, ha annunciato che anche la sua organizzazione sta valutando l’opportunità di rivolgersi alla magistratura amministrativa contro il decreto governativo favorevole al contestatissimo impianto di Sulmona.
Il delegato Abruzzo del WWF Luciano Di Tizio e il presidente regionale di Legambiente Giuseppe Di Marco hanno invece illustrato alcune delle tante criticità sulle quali sta lavorando l’avv. Francesco Paolo Febbo per la stesura del ricorso al TAR che le due associazioni presenteranno entro la metà di maggio. Tra queste sono state evidenziate:
La non strategicità dell'opera: secondo lo scenario della Ue nel 2030, se venissero realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi m3/anno, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. I consumi al contrario non potranno che diminuire in relazione alle politiche climatiche: ogni punto percentuale di aumento dell’efficienza garantisce una riduzione del 2,6% delle importazioni di metano e il Parlamento Europeo ha proposto di alzare ulteriormente l’attuale obiettivo 2030 della Commissione sull’efficienza dal 30% al 40%. Senza dimenticare che, per forza di cose e in risposta ai cambiamenti climatici in atto, nei decenni successivi le politiche di efficienza saranno ancora più aggressive.
La contraddittorietà e illogicità dell'iter legato alla realizzazione dell'opera: non convincono anche dal punto di vista del rispetto delle norme il percorso autorizzativo seguito e alcune scelte strumentali a esso affini.
La non strategicità dell'opera: secondo lo scenario della Ue nel 2030, se venissero realizzate tutte le infrastrutture programmate, la capacità delle importazioni di metano in Europa arriverebbe a 1.000 miliardi m3/anno, cioè un livello tre volte maggiore della domanda prevista. I consumi al contrario non potranno che diminuire in relazione alle politiche climatiche: ogni punto percentuale di aumento dell’efficienza garantisce una riduzione del 2,6% delle importazioni di metano e il Parlamento Europeo ha proposto di alzare ulteriormente l’attuale obiettivo 2030 della Commissione sull’efficienza dal 30% al 40%. Senza dimenticare che, per forza di cose e in risposta ai cambiamenti climatici in atto, nei decenni successivi le politiche di efficienza saranno ancora più aggressive.
La contraddittorietà e illogicità dell'iter legato alla realizzazione dell'opera: non convincono anche dal punto di vista del rispetto delle norme il percorso autorizzativo seguito e alcune scelte strumentali a esso affini.
Lo stravolgimento di fatto del senso della normativa sul dibattito pubblico: questa procedura è nata con l'obiettivo di rendere trasparente il confronto con i territori sulle opere pubbliche permettendo di informare e far partecipare le comunità interessate, attraverso garanzie sul coinvolgimento, risposte adeguate e tempi chiari. Il dibattito pubblico è uno strumento fondamentale non solo per informare i cittadini, ma anche per costruire un confronto sull'utilità e sull'impatto delle opere che vengono proposte nel nostro Paese.
Gli elevati rischi legati alla realizzazione dell'opera per l'uomo, da quello sismico all'incolumità pubblica.
Gli elevati rischi per il territorio e natura, la centrale ed il gasdotto mettono a rischio aree protette nazionali e regionali, siti Natura 2000, l'areale di tutela dell'orso bruno marsicano e altre specie faunistiche prioritarie, come lupo e camoscio.
Una serie di ragioni che avrebbero dovuto spingere il governo a una maggiore cautela e comunque a una maggiore considerazione dell’opposizione che migliaia di cittadini e le istituzioni locali a ogni livello ribadiscono da anni. Ancora di più un governo che ha approvato il decreto in questi giorni, dopo le elezioni, quando era rimasto in carica unicamente per l’ordinaria amministrazione. Certamente non è invece una questione ordinaria un progetto di così ampia portata contro il quale in più regioni l’opposizione è totale e convinta.