8.6.16

Giornata degli Oceani: mare bollente e pesca insostenibile

 
In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra l’8 giugno, il WWF sottolinea la gravità degli effetti prodotti dal cambiamento climatico negli straordinari ecosistemi degli oceani e dei mari del mondo. Tra le conseguenze globali dell’aumento di CO2 in atmosfera c’è, infatti, un impatto diretto sugli oceani, la porzione ‘blu’ del Pianeta che a sua volta svolge un ruolo cruciale nella stessa regolazione del clima. I mari e gli oceani assorbono mille volte più calore dell’atmosfera e hanno trattenuto fino ad oggi il 90% dell’energia in più derivante dall’incremento dei gas serra dovuti all’azione umana.
Un terzo di quel calore è penetrato fino a una profondità superiore a 700 metri Questo potrebbe addirittura soffocare la vita delle creature marine entro 20 anni secondo un recente studio del National Center for Atmospheric Research. In più gli oceani e i mari assorbono circa il 30% della CO2 che le attività umane emettono in atmosfera (per esempio bruciando i combustibili fossili) e questo provoca l’acidificazione degli oceani: dall’inizio dell’era industriale, l’acidità degli oceani è aumentata del 26%. Con l’attuale livello di riscaldamento e acidificazione delle acque rischiamo di perdere le barriere coralline entro il 2050. Recenti studi dimostrano che il Pianeta ha già perso il 50% di questi preziosi ecosistemi corallini da cui dipende la vita di molte comunità e la ricchezza di biodiversità dei mari.
Il count down per il Mediterraneo potrebbe essere già iniziato: un triste indicatore è la grande diffusione delle meduse, dovuta al riscaldamento delle acque, alla distruzione degli ecosistemi marini e alla modificazione delle catene alimentari prodotto da un pesca eccessiva e insostenibile. Mentre prima si registravano picchi di presenza di meduse ogni 10-15 anni oggi abbiamo cadenze annuali.
Cambiamento climatico e acidificazione degli oceani creano sinergie e amplificano l’impatto di altre minacce come la pesca eccessiva e la distruzione degli habitat marini, tutti fenomeni sempre riconducibili all’attività umana. Ciò significherebbe la fine di almeno il 25% della biodiversità nel mare, così come la perdita delle possibilità di pesca e un impatto significativo su molti settori produttivi come il turismo.
"I cambiamenti climatici non influenzeranno solo la vita dei mari e degli oceani, ma quella di milioni di persone che abitano le loro coste - dichiara Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia - La fisionomia stessa delle coste europee cambierà, con forti impatti non solo ambientali, ma sociali ed economici. Se il mare fosse una nazione, sarebbe la settima più importante economia al mondo: per questo, accanto all’applicazione veloce e rigorosa delle misure necessarie a raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale, fissato nell’Accordo di Parigi, vanno parallelamente prese misure efficaci per fermare la distruzione degli stock ittici e per salvare la risorsa marina di cibo e lavoro per oltre 800 milioni di persone nel mondo".