20.4.20

L'Abruzzo ri-nasca come Regione Verde d'Europa!


L'attuale pandemia sta mettendo in crisi la nostra civiltà e quelle che credevamo ne fossero le colonne (democrazia, capitalismo, globalizzazione) ed evidenza le molte criticità del rapporto uomo-natura legate al nostro modo di produrre e consumare, ai nostri stili di vita e disuguaglianze sociali. Papa Francesco, la cui immagine in una Piazza S. Pietro deserta figurerà nei libri di storia che parleranno di questi momenti, ha consegnato al mondo una frase che ci deve aiutare a riscrivere il futuro: “Pensavamo di vivere sani in un mondo malato”.
Il passaggio di patogeni dagli animali selvatici all'uomo è stato facilitato dalla progressiva distruzione e modificazione degli habitat naturali, mentre l’inquinamento e modelli di sviluppo ormai superati (cemento, petrolio e discariche) hanno contaminato le basi della nostra salute. Errori fatali, dettati spesso dalla non conoscenza o peggio dalla ricerca della ricchezza per pochi a scapito della salute di tanti. Ma ora sappiamo che nessuno è salvo, siamo tutti sulla stessa barca e possiamo sopravvivere solo insieme, senza dimenticare nessuno.
Adesso che ci avviciniamo alla fase 2, dobbiamo far tesoro di questo duro insegnamento e affrontare la ripartenza in sicurezza con al centro il valore della vita e modelli economici, sociali e ambientali sostenibili, volti a superare povertà e disuguaglianze.
«Dentro questo quadro - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF - l’Abruzzo deve ri-nascere regione Verde d’Europa, con la forza della sua natura e dell’economia circolare. Le aree protette, con il loro grande patrimonio di biodiversità e di ecosistemi naturali, restano lo strumento principale per preservare la nostra salute e il nostro benessere. Sono un laboratorio di sostenibilità applicata e devono tornare a essere uno dei pilastri dell’Abruzzo che verrà». 
Occorre un’azione coordinata dai Parchi nazionali, eccellenze di conservazione riconosciute a livello internazionale, con il pieno coinvolgimento delle aree protette regionali. Nello studio presentato lo scorso dicembre a Pescara, coordinato dal Prof. Marino dell’Università del Molise che considerava solo 4 riserve (Calanchi di Atri, Gole del Sagittario, Monte Genzana e Lecceta di Torino di Sangro), emergeva che il “Capitale Naturale” ammonta a più di 2,2 miliardi di euro. E già nel 2014 il rapporto “L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette”, di Unioncamere e Ministero, certificava che il valore prodotto dalle attività agricole, commerciali e turistiche era doppio all'interno delle aree protette, rispetto a quanto realizzato dalle stesse attività all'esterno, con un tasso di ritorno fino a 25 euro per ogni euro investito.
In questo particolare momento, poi, Parchi e Riserve sono attrattori strategici per la ripartenza del nostro turismo in quanto serbatoi di qualità di vita e salute, itinerari ideali per il turismo attivo sostenibile ed esperenziale e risposta ideale al desiderio di spazi aperti, salubri e sicuri. E come tali devono essere parte di una pianificazione strategica complessiva che tiene dentro le azioni di tutela, accessibilità e fruizione sostenibile e promozione turistica integrata di concerto con le strutture regionali e territoriali preposte. Senza dimenticare il ruolo educativo e formativo che esercitano in sinergia con i Centri di Educazione Ambientale e la rete regionale INFEA, purtroppo depotenziata nelle risorse negli ultimi anni ma oggi nuovamente strategica, non solo per continuare ad accompagnare la formazione delle scolaresche ma soprattutto nel contribuire a ricostruire nella società corretti stili di vita funzionali alla corretta ripartenza post pandemia. Attività che nei mesi di marzo, aprile e maggio hanno subito e continueranno a subire ingenti perdite economiche (riferimento alle 11 aree protette e 13 CEA coordinati da Legambiente e IAAP-WWF).
«La mobilità turistica e l’accessibilità delle aree interne - sottolinea Giuseppe Di Marco, presidente regionale di Legambiente - va accelerata con formule sostenibili che partano da trasporto pubblico, bici, ciclabili e sharing mobility elettrica, anche attraverso accordi con imprese territoriali (vedi esperienza Taumat in Val di Sangro) e mantenuti e potenziati progetti come TrabocchiMob, relativo alla Via Verde che vede la sinergia di diversi attori (RFI, Trenitalia, Camera di commercio, Regione, Gal, Polo della Mobilità, ecc.). Le stesse aree protette e CEA sono pronti a diventare green hub di mobilità e servizi e costituiscono di fatto punti di interconnessione tra costa e montagna».
Un momento eccezionale come quello che stiamo vivendo ha bisogno di risposte altrettanto eccezionali e dovremo arrivare pronti all’appuntamento delle prossime settimane con una risposta di sistema. Dobbiamo tutti lavorare insieme, a partire dal mondo delle aree protette, uscendo dalla logica di una mera ripartizione delle risorse per metterle invece in collegamento in modo da sviluppare interventi mirati e funzionali alle proposte, sfruttando le esperienze pilota dei territori e la loro forza per trainare la ripartenza di quelli più deboli.
In questa ripartenza, che non sarà uno scatto ma una maratona, andranno risolte le criticità che ci attanagliavano nella gestione quotidiana delle aree protette regionali, dalla necessità di una programmazione pluriennale alla definizione di standard minimi omogenei per la gestione, al rafforzamento della progettazione di rete. Bene le risorse ordinarie stanziate che vanno poste subito a disposizione dei Comuni, in modo da mettere in moto le attività ordinarie. Pensiamo, però, anche allo straordinario e rafforziamo la rete a supporto di questi interventi a partire da una specifica azione coordinata dell’intero governo regionale con il coinvolgimento di tutta la classe politica e dirigenziale e dei diversi attori territoriali interessati, al fine di concentrare risorse e impegno in un momento storico fuori dal comune. «Legambiente e WWF - ribadiscono Ricci e Di Marco - sono pronti a fare la loro parte, in collaborazione con tutti gli attori».