22.9.20

Ospedale a Piano d'Accio: vogliamo veramente cementificare altre decine di ettari di aree verdi?



Sembra che da qualche parte si sia deciso che a Teramo vadano cementificate altre decine di ettari di aree verdi per costruire il nuovo ospedale.
Sembra che le idee di “consumo zero” di territorio, di recupero e valorizzazione dell’esistente, di razionalizzazione della mobilità, di non costruire nuove strade e fare invece la manutenzione di quelle esistenti siano concetti buoni per i convegni, ma che quando si passa dalle parole ai fatti, si debba fare esattamente il contrario.
Sembra che un’area urbanizzata già servita da strade e utenze, sede dell’attuale ospedale, non possa essere presa in considerazione.
Sembra che avremo l’ennesima cattedrale nel deserto creata solo pochi anni fa quando hanno voluto costruire il mega-parcheggio a servizio dell’attuale ospedale, sventrando una collina e distruggendo tutta la fascia vegetazionale presente.
Sembra che così vogliono i privati e che agli amministratori tocca adeguarsi.
In pratica la pianificazione del territorio e le scelte di una città non sono fatte da chi rappresenta i cittadini, non vengono prese dopo un dibattito partecipato che faccia valutare i pro e i contro, non possono tenere conto dell’esigenza di rendere il nostro territorio meno cementificato e meno impermeabile, e quindi più sicuro.
Alla fine chi decide sono i privati che presentano il project financing.
Le scelte di un territorio si dovrebbero fare avendo come unico interesse quello della collettività che dovrebbe coincidere con il non consumare le risorse naturali, nel recuperare quanto già costruito e nel risparmiare soldi e suolo.
Sarebbe opportuno che si potesse operare in questa direzione e che la scelta su dove localizzare un ospedale non fosse dettata dall’interesse della ditta che lo realizzerà.
Come WWF siamo pronti a partecipare ad una attivazione cittadina per riportare al centro della discussione gli interessi della collettività e per tentare di dare a Teramo uno sviluppo territoriale razionale e sostenibile.

17.9.20

Fare rete tra le aree naturali protette della provincia di Teramo




Sabato 19 settembre alle ore 9:30 presso il Centro visita della Riserva naturale Parco Territoriale Attrezzato di Fiume Fiumetto a Castiglione della Valle di Colledara (TE) si terrà una Tavola rotonda dal titolo “Dalle dune al ghiacciaio. Fare rete tra le aree naturali protette della provincia di Teramo”. L’incontro, promosso dal Comune di Colledara, dalla Riserva Fiume Fiumetto, dalla Cooperativa di comunità Riscatto, dall’Istituto Abruzzese per le Aree Protette e dal WWF Teramo vedrà la partecipazione di rappresentanti delle aree naturali presenti in provincia di Teramo. A moderare il confronto, dopo i saluti istituzionali di Comune, Provincia e Consorzio BIM e due relazioni tecniche di Mauro Fabrizio e Massimo Fraticelli sulle infrastrutture verdi e sulle aree naturali, sarà Alessandro Di Emidio, direttore responsabile dell’emittente TV Super J.
La provincia di Teramo conta sul suo territorio numerose aree naturali protette dalle più piccole come la Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare istituita dal Comune di Alba Adriatica o il Biotopo costiero di Martinsicuro, passando per l’Oasi affiliata WWF di Fosso Giardino sempre a Martinsicuro e ai due Parchi territoriali attrezzati di Fiume Fiumetto a Colledara e di Fiume Vomano a Montorio al Vomano, fino alle Riserve regionali naturali di Castel Cerreto a Penna Sant’Andrea, del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi e dei Calanchi di Atri, e per finire alle realtà nazionali dell’Area Marina Protetta Torre del Cerrano tra Pineto e Silvi e del versante teramano del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Un mosaico di aree, piccole e grandi, che tutela un territorio straordinario che va dalle ultime dune costiere rimaste fino alla vetta più alta dell’Appennino con il ghiacciaio più meridionale d’Italia.
Tema del confronto sarà la possibilità di mettere in rete queste realtà al fine di conservare habitat e specie di valenza internazionale, ma anche di promuovere un territorio che proprio dalla tutela può trarre utili strumenti di valorizzazione e sviluppo sostenibile. 

14.9.20

Ancora vongolare turbosoffianti nell'Area Marina Protetta Torre di Cerrano



Questa mattina all’alba alcune vongolare sono nuovamente entrate nel tratto di mare dell’Area Marina Protetta Torre di Cerrano, nonostante il divieto assoluto di pesca.
Dopo le segnalazioni dei giorni scorsi i volontari che operano sul territorio di Pineto e Silvi hanno testimoniato con un video la presenza illegale di vongolare con turbo soffianti nell’unico tratto di mare protetto dell’Abruzzo: nelle riprese si vede perfettamente che almeno tre vongolare sono all’interno dell’Area Marina Protetta ben al di là della boa di segnalazione del confine.
Come in passato è stata effettuata una segnalazione agli organi competenti.
L’attività delle vongolare è vietata all’interno di tutte le aree marine protette a causa del pesantissimo impatto che le turbosoffianti utilizzate per questo tipo di pesca determinano sul fondo marino che viene aspirato, arato e completamente stravolto durante le attività di pesca.
Il WWF sollecita l'Area Marina Protetta Torre di Cerrano e gli organi e le forze di polizia che hanno il compito di controllare questo tratto di costa e di vigilare sul rispetto delle leggi e dei regolamenti ad intraprendere azioni incisive affinché queste violazioni vengano immediatamente bloccate.

9.9.20

Nuovo incontro dell'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso con il Commissario Gisonni


Nel pomeriggio di ieri, mercoledì 8 settembre, i rappresentanti dell’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia - GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, hanno incontrato il Commissario straordinario per la messa in sicurezza del sistema Gran Sasso, Prof. Corrado Gisonni, negli uffici della struttura commissariale a L’Aquila.
Nel corso del confronto i rappresentanti dell’Osservatorio sono stati informati dello stato delle attività portate avanti dalla struttura del Commissariato.
La struttura commissariale è praticamente completa con il personale individuato e sta operando negli uffici messi a disposizione dalla Regione Abruzzo a L’Aquila. Anche la sede di Roma dovrebbe concretizzarsi a breve.
Sono in corso le attività finalizzate alla definizione di tutto il sistema di captazione delle acque del Gran Sasso e del suo stato di manutenzione. Il quadro conoscitivo sarà pronto per la fine dell’anno. In questi giorni si sta procedendo ad ispezionare una serie di canali principali di raccolta che ad oggi, incredibilmente, non erano mai stati investigati. Prima del quadro conoscitivo completo non è possibile pianificare interventi di messa in sicurezza definitiva.
Nelle prossime settimane a causa delle verifiche sulla sicurezza delle gallerie, programmate nell’ambito del Piano di sicurezza autostradale, si dovrà procedere al lavaggio delle stesse per consentirne l’analisi. Ciò potrebbe comportare problemi alla qualità dell’acqua per l’interferenza delle gallerie con i punti di captazione delle acque destinate alla distribuzione. Al fine di evitare la messa a scarico dell’acqua è stata programmata una fase sperimentale in porzioni di impalcato della galleria non a diretto contatto con l’acqua di falda che il Commissario auspica possa essere avviata già nel mese di settembre. 
Il Commissario non è a conoscenza di ipotesi di rinvio degli interventi di allontanamento delle sostanze pericolose dai Laboratori sotterranei INFN del Gran Sasso che – ricordiamo – dovrebbero concludersi entro il 31 dicembre 2020.
La struttura commissariale ha ora un sito web per la trasparenza.
L’Osservatorio ribadisce l’apprezzamento per la disponibilità al confronto del Commissario Gisonni, una disponibilità mai registrata finora in nessuna altra istituzione che negli ultimi 20 anni ha gestito la problematica dell’acquifero del Gran Sasso.
Non si possono però al contempo tacere la profonda delusione e la rabbia per la lentezza con cui procede la messa in sicurezza. È vergognoso che a distanza di 20 anni da quando le associazioni ambientaliste denunciarono lo stato di pericolo in cui versa la più grande risorsa idrica d’Abruzzo ancora non vi sia il quadro conoscitivo del sistema di captazione e distribuzione. È necessario ribadirlo ancora una volta: se nessuno è in grado di smentire il Commissario affermando che questo quadro in realtà già esiste, vuol dire che siamo di fronte ad una gravissima responsabilità in capo a tutti gli organi nazionali e regionali, compresa la precedente esperienza commissariale, susseguitisi in questi due decenni senza fare la cosa essenziale che deve essere fatta quando si vuole risolvere un problema: studiarlo nel dettaglio. In quest’ottica, peraltro, non si comprende più su cosa siano basate le ipotesi di intervento messe a punto dalla commissione regionale presieduta dall’allora vicepresidente regionale Lolli.
Per l’Osservatorio, dopo tutti questi anni, è necessario agire in fretta e bene. La ricostruzione del sistema di captazione e del suo stato di manutenzione è fondamentale per capire dove e come intervenire, così come è altrettanto fondamentale che i Laboratori siano svuotati di tutte le sostanze pericolose per l’acquifero nel più breve tempo possibile senza concedere ulteriori proroghe.

Vogliamo un Piano Faunistico, non un Piano Venatorio!


In discussione da ieri in sede di commissione regionale il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR), adottato a fine agosto dalla Giunta con DGR n. 522/C. Si tratta di uno strumento che si attendeva da anni, fondamentale per la gestione e la programmazione delle azioni volte alla conservazione della fauna abruzzese. Un’occasione importante da non vanificare. Dopo aver presentato osservazioni in fase di VAS e VINCA, il WWF Abruzzo, attraverso l’Avv. Antonello Santilli, Presidente del WWF Abruzzo Montano, ha partecipato all’audizione nella Terza commissione del Consiglio regionale, ribadendo le proprie critiche al Piano.
Innanzitutto non convince l’impostazione generale del documento, sbilanciato sulle specie di interesse venatorio a discapito di quelle tutelate da normative nazionali e comunitarie. Mancano analisi e pianificazione rispetto a molte presenze faunistiche di interesse protezionistico, in contrasto con quanto prevedono sia la legge quadro nazionale (Legge n. 157/92) sia quella regionale (Legge n. 10/2004) che pongono l’accento in particolare sulla conservazione delle specie protette.
«Il Piano in discussione – sottolinea il Delegato Abruzzo del WWF Italia Filomena Ricci – è vocato più al “venatorio” che al “faunistico” e lo fa con clamorose omissioni: dimentica ad esempio tutto il gruppo dei Chirotteri e non prende in alcuna considerazione specie come l’Istrice, l’Aquila reale e il Falco pellegrino, giusto per citare solo alcune delle più note. E non solo questo: nella trattazione delle specie manca un quadro esaustivo dei fattori di minaccia e delle azioni di mitigazione previste; per gli animali considerati in declino o in forte stress non vengono esplicitati obiettivi quantificabili, misurabili e raggiungibili che portino al miglioramento dello status delle popolazioni».
Per l’Orso bruno marsicano, simbolo dell’Abruzzo, manca nel Piano una visione organica degli obiettivi da raggiungere per la conservazione di questa sottospecie unica al mondo. «La Regione – sottolinea Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia – deve definire azioni innovative e coraggiose e individuare strumenti operativi che vadano a potenziare la conservazione nei corridoi di connessione e nelle aree di espansione: la sfida per l’Orso marsicano si vince al di fuori delle grandi aree protette».
Il Piano, dimostrandosi prono ai soli interessi venatori, peraltro neppure condivisi da tutti i cacciatori, ipotizza in più passaggi la possibilità di far sparare ai Cervidi. Un’ipotesi che non si può prendere in alcuna considerazione per diverse ragioni: lo scadente stato attuale delle conoscenze su queste specie; il loro ruolo fondamentale nella catena alimentare (rappresentano, ad esempio, un’importante fonte trofica per il Lupo); la pressione immensa che l’eventuale caccia ai Cervidi comporterebbe nelle aree di presenza dell’Orso bruno marsicano, al di fuori dei Parchi, aggiungendo ulteriore stress in aree dove la caccia ad altre specie è già permessa. Il Piano, del resto, per Cervo e Capriolo, ma anche per il Cinghiale (le popolazioni di ungulati in genere) riporta dati raccolti per una o al massimo due annualità e se la programmazione deve basarsi su queste sole tabelle si parte con un impianto metodologico falsato.
Rispetto ai danni alle colture agricole manca inoltre uno studio complessivo degli interventi di prevenzione: il PFVR avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per attivare azioni sperimentali, riportate a scala ampia e monitorate nel tempo, per studiare come la messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie possa far diminuire i danni e in che percentuale questo avvenga. Invece…
«Il Piano adottato dalla Giunta – aggiunge Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle Guardie WWF – omette di effettuare considerazioni in merito alla vigilanza venatoria in Abruzzo, che ha subito un grave ridimensionamento delle unità preposte per l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri e per lo smantellamento di fatto delle Polizie Provinciali. La Regione non ha predisposto, in questi ultimi anni, alcun provvedimento per sanare queste carenze. Sarebbe necessario, invece, un intervento immediato per l’istituzione di un Corpo di Polizia Regionale che possa ripristinare l’organico come indicato dal Piano Nazionale di contrasto al bracconaggio approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2017».
Il WWF chiede che si apra una fase di riflessione più approfondita sul Piano che porti a revisioni e integrazioni, alla luce delle osservazioni già inviate.
«Evitiamo di sciupare una importante occasione – conclude Filomena Ricci – e soprattutto ricordiamoci sempre che la fauna “appartiene” allo Stato e quindi a tutti i cittadini, non già alla sempre più esigua minoranza dei cacciatori».

A Giulianova il Fratino è di casa!

Foto di Vincenzo Iacovoni

Il tratto di spiaggia nei pressi del Molo Sud a Giulianova si conferma un sito importante per la tutela del Fratino. Dopo i nidi trovati questa estate durante i monitoraggi condotti dai volontari, anche insieme alla Capitaneria di Porto, nell’ambito del Progetto Salvafratino Abruzzo, promosso dall’Area Marina Protetta Torre di Cerrano e dal WWF Abruzzo, in questi giorni si sta registrando una notevole presenza di fratini: ne sono stati individuati oltre 30 nelle ultime settimane, un vero e proprio record per la costa abruzzese.
Come evidenzia il fotografo Davide Ferretti, che insieme al collega Vincenzo Iacovoni, sta conducendo un monitoraggio, “quest’area risulta essere particolarmente interessante perché costituisce un sito di presenza stanziale del Fratino, con un numero rilevante di individui in tarda estate. È importante anche perché viene utilizzata da altre specie di limicoli durante le loro soste migratorie e da diverse specie di gabbiani, anche rari per l’Italia, come lo zafferano siberiano (Larus heuglini), soprattutto durante i mesi invernali”.
Il WWF Teramo ha avanzato al Comune di Giulianova la richiesta di istituire in questo sito un’area dedicata al Fratino e alle altre specie costiere, dando vita ad un tratto di spiaggia dove svolgere osservazione, ricerca e educazione ambientale. La proposta ha sollevato l’interesse dell’Amministrazione e nelle prossime settimane si svolgerà un incontro per valutarne la fattibilità.
“Sarebbe veramente un bel segnale se si arrivasse alla creazione di una Spiaggia del Fratino anche a Giulianova”, dichiara Fabiola Carusi, referente WWF per il Progetto Salvafratino Abruzzo e del Coordinamento Nazionale per la Conservazione del Fratino. “Siamo partiti dall’esperienza maturata ad Alba Adriatica dove è stata istituita dal Comune e dal WWF Teramo la prima “Spiaggia del Fratino e del Giglio di mare” della regione Abruzzo. Quest’anno è stata delimitata un’area all’interno della Riserva del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi grazie alle Guide del Borsacchio. Se riuscissimo a creare una nuova area a Giulianova porremmo le basi per una rete di piccoli tratti di spiaggia tutelati che aiuterebbero la natura, contribuendo contemporaneamente alla valorizzazione del territorio e al miglioramento dell’offerta turistica”.

Foto di Davide Ferretti

5.9.20

Torna la "Mangialonga dei Borghi"



Domani, domenica 6 settembre, torna la “Mangialonga dei Borghi”, escursione sui Monti della Laga con assaggi di specialità locali durante le tappe.
Si tratta della terza edizione che quest’anno partirà da Piano Roseto di Crognaleto raggiungerà il Santuario della Madonna della Tibia, poi il centro abitato di Crognaleto per concludersi a Piano Vomano di Crognaleto. Si tratta di un’escursione semplice con poco dislivello, adatta anche ai bambini che attraversa un territorio suggestivo ricco di testimonianze della presenza dell’uomo.
L’evento è organizzato dal WWF Teramo e dal Centro di Educazione Ambientale WWF "Monti della Laga" in collaborazione con la Pro-Loco di Crognaleto e la Pro-loco di Piano Vomano e il patrocinio del Comune di Crognaleto, nell’ambito del programma di iniziative “Esploratori con gusto” promosso e finanziato dall’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga anche per la stagione 2020.
“Quest’anno a causa dell’emergenza CoViD-19 la Mangialonga sarà riservata ad un numero molto limitato di partecipanti”, dichiara Claudio Calisti, Presidente del WWF Teramo e ideatore dell’iniziativa. “Ma siamo comunque felici che, nonostante le difficoltà organizzative, grazie al contributo dell’Ente Parco, sia stato possibile garantire la terza edizione di una iniziativa che punta a far conoscere i Monti della Laga dove da tanti anni il WWF opera attraverso il suo Centro di Educazione Ambientale”.

3.9.20

La Regione regala la solita preapertura ai cacciatori

Con le prime giornate di preapertura ad alcune specie, il 5 e il 6 settembre si avvierà la stagione venatoria 2020.
Il WWF, come ogni anno, ha presentato le proprie osservazioni al calendario venatorio nelle sedi opportune, in fase di consulta venatoria, nell’iter della Valutazione di Incidenza Ambientale e con le audizioni al Comitato VIA. Con soddisfazione constatiamo che molte delle indicazioni fornite dall’Associazione per questo calendario venatorio, ma anche nelle annualità precedenti, sono state recepite e col tempo la disciplina venatoria della nostra Regione ha subito importanti modifiche a tutela della fauna selvatica che permetteranno di salvare migliaia di animali.
Restano molte perplessità su alcuni punti del calendario venatorio.
La caccia a settembre è un aspetto molto critico e sarebbe stato opportuno accogliere le indicazioni del WWF, ma anche dell’ISPRA, definendo un’unica data di apertura al 1° ottobre, rendendo anche i controlli più realistici ed efficaci. Come il WWF ripete ogni anno, le preaperture dovrebbero essere una deroga concessa solo in presenza di rigorose e determinate condizioni scientifiche, ma invece è diventata una consuetudine, tanto più fastidiosa, soprattutto se si prevede la preapertura al 5 settembre con un calendario venatorio pubblicato a fine agosto, evidentemente per rendere più difficile, se non impossibile un eventuale ricorso amministrativo.La caccia a settembre ha un pesante impatto su tutte le specie, anche quelle non direttamente cacciabili nei giorni di preapertura. Tutta la fauna, infatti, risente del disturbo in un momento particolarmente sensibile: quando i piccoli dell’anno sono ancora immaturi, le specie migratrici devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno verso i luoghi di svernamento, la scarsità di acqua e cibo a causa della siccità e degli incendi ha già debilitato molte specie. A tutto ciò vanno aggiunti gli immancabili abbattimenti illeciti di specie non cacciabili, nonché il disturbo e l’interferenza con l’attività turistica e di fruizione del territorio.
La non definizione della disciplina venatoria nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, seppur perimetrata e definita dalla stessa Regione Abruzzo, è sicuramente un’altra falla del calendario. Ad oggi deve essere ancora chiarito come sarà concretamente regolamentata e su questo il WWF attende le scelte della Regione per valutare eventuali azioni.
“La caccia è un’attività consentita in Italia, ma con determinate regole e sempre partendo dal fatto che la fauna rappresenta un patrimonio dello Stato”, dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia. “Come WWF pretendiamo quindi che le norme siano rispettate e correttamente applicate nell’interesse di tutti i cittadini e non di una piccola minoranza. Ribadiamo per questo la volontà di avere un dialogo aperto con la Regione Abruzzo per affrontare la questione venatoria in un ambito più ampio e complesso che non la sola interazione a ridosso della pubblicazione del calendario venatorio. Il WWF augura un buon lavoro a tutte le Forze di Polizia chiamate a vigilare sulla corretta applicazione delle norme spesso in territori estesi e con mezzi e personale limitati. Per i cacciatori, invece, l’augurio è sempre quello che possano decidere di rinunciare ai fucili e godere della bellezza della natura senza distruggerla”.