31.5.20

Salvato un istrice in difficoltà nel porto di Giulianova


Questa mattina, avvisati dal Comandante della Guardia costiera di Giulianova, Claudio Bernetti, i volontari del WWF e delle Guide del Borsacchio si sono recati presso il porto di Giulianova dove un istrice era rimasto intrappolato tra gli scogli.
Dopo aver avvertito i Carabinieri Forestali, l’animale è stato recuperato grazie ai componenti dell’Associazione Canottieri anch’essi presenti sul posto e trasportato presso il Comando della Guardia Costiera per verificarne le condizioni. Da qui i volontari lo hanno prelevato e portato in una zona idonea alla specie alle porte della Riserva naturale del Borsacchio e immediatamente liberato.
Un intervento importante che è stato possibile grazie ad una bella collaborazione che ha consentito di rilasciare rapidamente in natura un animale protetto come l’istrice, presente in questo territorio e non a caso scelto come simbolo dell’Oasi WWF dei Calanchi di Atri.
L’evento, sottolinea il WWF, offre l’occasione per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di rendere operativo ed efficace un protocollo per il servizio di recupero della fauna selvatica in difficoltà.

28.5.20

Cerchiamo volontari per l'Orso!


Continua la campagna per la conservazione dell’Orso bruno marsicano del WWF, consapevoli che per vincere questa sfida c’è bisogno dell’aiuto di tutti.
Per questo l’Associazione cerca volontari che abbiano a cuore la salvaguardia dell’Orso e siano disponibili a dare un po’ del loro tempo per realizzare azioni pratiche in favore della specie. 
A maggio 2019 il WWF ha lanciato la campagna Orso2x50 per contribuire a raggiungere l'ambizioso obiettivo di raddoppiare il numero di individui nell’areale della specie entro il 2050. Pertanto, sono state già attivate diverse misure e programmate molte azioni, tra le quali incontri pubblici, flash mob, campi di volontariato, distribuzione e montaggio di recinti elettrificati, iniziative di sensibilizzazione rivolte a bambini e adulti, potature e recupero di alberi da frutto, ricerca segni di presenza, pulizia di sottopassi lungo i principali corridoi ecologici, fondamentali per ampliare l’area le dell’orso.
Attività di conservazione, informazione e sensibilizzazione. Infatti per conservare l’orso marsicano è fondamentale anche diffondere le giuste conoscenze sulla specie e sui corretti comportamenti che dobbiamo avere nelle sue aree di presenza, per evitare ogni forma di disturbo che possa pregiudicare gli sforzi messi in campo.
Tutto questo è possibile solo grazie al lavoro instancabile e alla disponibilità di tanti volontari, che gratuitamente decidono di mettere a disposizione dell’Orso e della natura un po’ del loro tempo. Tutti possono partecipare alle iniziative e dare un contributo per vincere la sfida della conservazione della specie.
Il volontariato è anche un’ottima occasione per tornare in natura partendo da un rapporto rinnovato dopo il lockdown dovuto alla pandemia, per sentirsi parte integrante della natura, creare reti, relazioni ed un tessuto sociale sul quale basare la ripartenza.
La base operativa della campagna sarà la Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF “Gole del Sagittario”, un’area con presenza stabile dell’Orso bruno marsicano e che da anni sperimenta buone pratiche di convivenza con il grande carnivoro. Ma le azioni verranno messe in campo anche al di fuori dell’area protetta, in particolare lungo i corridoi di collegamento tra Parchi e Riserve di Abruzzo, Lazio e Molise, fondamentali per garantire un futuro all’orso più raro d’Europa.
Nei prossimi giorni verrà anche lanciato il sito web, insieme alla pagina Facebook, del Progetto LIFE Arcprom, che vede come partner anche il Parco Nazionale della Majella e il WWF Italia, che sarà in particolare impegnato nelle azioni di comunicazione, sensibilizzazione e mobilitazione dei volontari per migliorare la convivenza tra uomo e Orso.

COME DIVENTARE VOLONTARIO PER L’ORSO: 
Basta scrivere una mail all’indirizzo del WWF Abruzzo: abruzzo@wwf.it 
I volontari saranno registrati in un elenco e contattati in base alle attività consentite nella fase di ripartenza.

25.5.20

I cacciatori ordinano, la Regione esegue (e per l'ISPRA va tutto bene!).


Con sconcerto apprendiamo che la Regione Abruzzo è in procinto di discutere modifiche al Disciplinare-tipo per la caccia di selezione che prevedono, nelle aree critiche di presenza della specie individuate nella Regione Abruzzo, il prolungamento dell’attività di caccia al Cinghiale anche durante la notte e il ricorso a dispositivi quali visori notturni.
La richiesta della Regione ha già ottenuto parere positivo dell’ISPRA. L’Istituto richiama l’art. 21 della L. n. 157/92 che non sancisce uno specifico divieto dell’uso di visori notturni, si tralascia di citare il precedente art. 13 della stessa legge che al comma 5 vieta tutte le armi e tutti i mezzi per l'esercizio venatorio non esplicitamente ammessi dall’articolo stesso e i visori non sono tra i mezzi citati (sul tema la Corte di Cassazione si è espressa chiaramente con la sentenza 48459/2015).
Le modifiche al disciplinare-tipo permetterebbero la caccia in orario notturno anche nella ZPE e nella ZPC del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e nei SIC con presenza dell’Orso bruno marsicano, seppur specificando in un allegato modalità operative ed eventuali limitazioni da concertare con gli Enti gestori. L’Orso bruno marsicano, com’è noto, è una sottospecie a fortissimo rischio di estinzione che la Regione Abruzzo è chiamata, insieme ad altri Enti, a tutelare, mettendo in campo tutte le azioni possibili per la sua salvaguardia. Prolungando l’attività di caccia di selezione anche nelle ore notturne, si va ad aumentare la pressione sui territori visitati da questa specie, che si muove principalmente di notte, amplificando il rischio di interferenza con le sue abitudini di vita. Inoltre, l’Orso ha un ampio areale di espansione e non è raro osservarlo, soprattutto nelle ore notturne, anche al di fuori delle aree dei SIC dove è acclarata la sua presenza e in tali zone non è prevista alcuna possibilità di limitazione dell’intervento venatorio.
Un’altra modifica che la Regione vuole inserire nel Disciplinare-tipo è l’abolizione del certificato di taratura per le carabine utilizzate nella caccia di selezione e sostituirlo con una autocertificazione. Una disposizione che ha dell’incredibile ed è estremamente pericolosa, a discapito della pubblica sicurezza. Senza il certificato di taratura rilasciato dai poligoni o dai campi di tiro non è possibile infatti assicurare la precisione del colpo sparato che potrebbe arrivare a colpire anche diversi metri lontano dall’obiettivo.
Dichiara Filomena Ricci, Delegata regionale del WWF: “Le disposizioni in materia di caccia della Regione Abruzzo ormai sono contrarie alla legge e al buon senso da diversi anni e soltanto con i ricorsi ai giudici amministrativi si riesce a ristabilire la legittimità degli atti. La Regione Abruzzo rifiuta di confrontarsi su queste tematiche con le Associazioni Ambientaliste, ci costringe di fatto alle vie giudiziarie e spreca il denaro degli abruzzesi in cause che puntualmente perde. Tra l’altro da decenni si affronta il problema cinghiali affidandosi alla caccia senza prendere atto del sostanziale fallimento di una tale scelta: i fatti e le ricerche scientifiche condotte in tutta Europa dimostrano che la caccia è uno dei principali fattori responsabili dell’aumento del numero dei cinghiali, esattamente il contrario di quello che la Regione, prona agli interessi della parte più retriva del mondo venatorio, continua a pensare”.

22.5.20

Mascherine, guanti e raccolta differenziata: attenzione nella Fase 2


La pandemia causata dal COVID-19 ha costretto il mondo a fermarsi: fabbriche, scuole e uffici chiusi, traffico bloccato, città vuote. Le specie selvatiche si sono riappropriate di spazi prima occupati, l’aria è diventata più pulita, le acque più limpide. Con la fine dell’emergenza e il ritorno progressivo alla vita precedente dobbiamo fare attenzione a non tornare anche alle cattive abitudine del passato. 
I dispositivi di protezione individuale come guanti e mascherine, dopo essere stati utilizzati, diventano rifiuti e devono essere smaltiti correttamente per evitare che invadano strade, marciapiedi e parchi. Peggio ancora quando questi dispositivi vengono abbandonati in natura come sulle spiagge o lungo i fiumi da dove arrivano in mare diventando letali per tartarughe e pesci che li scambiano per prede di cui nutrirsi.
Recentemente il WWF Italia ha rilanciato una stima del Politecnico di Torino che prevede per la Fase 2 l’utilizzo di 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese; quantitativi elevatissimi che impongono un’assunzione di responsabilità da parte di chi utilizzerà questi dispositivi di protezione. Se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente e abbandonato in natura, questo si tradurrebbe in 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente e considerando che il peso di ogni mascherina è di circa 4 grammi questo comporterebbe la dispersione di oltre 40mila chilogrammi di rifiuti in natura.
“Anche a Teramo vediamo che troppo spesso mascherine e guanti vengono abbandonate per strada, nei parchi fluviali e nelle altre aree verdi della città”, dichiara Massimo Fraticelli, responsabile rifiuti del WWF Abruzzo. “È un comportamento sbagliato che non ci fa onore. Come cittadini ci siamo dimostrati responsabili nel seguire le indicazioni per contenere il contagio restando a casa, ora è necessario dimostrarsi altrettanto responsabili nella gestione dei dispostivi di protezione individuale che vanno smaltiti correttamente. Al tempo stesso il Comune e la TEAM devono diffondere appositi raccoglitori per mascherine e guanti nei pressi dei supermercati, negozi, luoghi di lavoro e aree verdi”.
Nei giorni scorsi sono stati poi diffusi i dati sulla diminuzione della raccolta differenziata in città.
“Questi dati sono preoccupanti”, aggiunge Fraticelli. “Teramo negli anni ha raggiunto una buona percentuale di raccolta differenziata che però dobbiamo ancora aumentare, puntando ai livelli di tante altre città italiane virtuose. Registrare addirittura un decremento non è un bel segnale. Così come è inspiegabile che vi siano ancora persone che si ostinano a buttare i rifiuti di tutti i giorni o gli ingombranti nelle strade isolate, in fossi o lungo i fiumi. Questi comportamenti, oltre ad essere socialmente incivili e ambientalmente dannosi, rappresentano un costo per la collettività che attraverso la TEAM deve poi sostenere la bonifica di decine e decine di microdiscariche. Il Comune e la TEAM devono mettere in atto tutte le azioni necessarie per far tornare a crescere la raccolta differenziata e impedire l’abbandono di rifiuti, attraverso il miglioramento del servizio, opportune campagne informative, ma anche sanzionando i trasgressori”.

18.5.20

A volte ritornano... all'ARTA


Le Associazioni Italia Nostra, WWF, Legambiente, LIPU, Pro Natura, Marevivo, Miladonnambiente, Ecoistituto Abruzzo e Majellaneesprimono esprimono la più ferma contrarietà rispetto alle procedure per la nomina effettuata dal presidente della Regione, Marsilio, dell’avv. Maurizio Dionisio alla direzione generale dell’ARTA Abruzzo.
Queste le motivazioni.
Il nominato non ha i prescritti requisiti di competenza, ma solo quelli di fedeltà alla parte politica che lo ha designato; infatti Dionisio non è stato mai precedentemente nominato direttore generale dell’ARTA, come impropriamente riportato da diversi organi di informazione. Egli fu nominato “commissario” dell’ARTA dal 2000 al 2005 dal Presidente Giovanni Pace, alla cui elezione Dionisio aveva contribuito con una propria lista elettorale. Di quest’esperienza non possiamo non ricordare la gestione della situazione rischiosa creatasi nei Laboratori del Gran Sasso, dell’incidente di sversamento di sostanze nel fiume, del successivo sequestro; l’intervento dell’ARTA e del suo Commissario non seppero in alcun modo prevenire, né evitare tale situazione.
Da allora il modello della nomina politica è costantemente prevalso nell’individuare i direttori, diventando prassi seguita da tutte le Giunte regionali succedutesi, di destra e di centrosinistra, seppur con i dovuti distinguo su scelte più o meno fortunate.
Questo non è accettabile anche alla luce del percorso normativo stabilito per elevare il livello delle direzioni delle Agenzie italiane. La Legge 28 giugno 2016, n. 132 che disciplina la “Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente”, all’art. 8, fissa i requisiti del direttore generale dell'ISPRA e delle agenzie regionali; essa stabilisce, al riguardo, che i direttori generali delle agenzie sono nominati , secondo le procedure previste dalla legge, tra soggetti di elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore ambientale e che presso l'ISPRA è istituita un'anagrafe dei direttori generali dell'ISPRA stessa e delle Agenzie, contenente le informazioni sui requisiti professionali e sulla retribuzione dei medesimi.
L’ARTA, infatti, non ha bisogno di una guida politica che ne determini l’azione: i suoi compiti di vigilanza e controllo, di consulenza tecnica, di monitoraggio e diffusione dati sull’ambiente sono fissati precisamente dalle leggi di settore. Eventuali indirizzi su compiti aggiuntivi da svolgere provengono dalla Regione che ne assicura il finanziamento. Per questo non
si prevede un Consiglio di amministrazione che ne guidi la politica né un Presidente politico. Chi lo dirige, invece, deve essere persona con effettive competenze nelle materie ambientali, che sappia organizzare e gestire tecnicamente l’Agenzia e rappresentarla adeguatamente verso l’esterno, in Abruzzo e in Italia, perseguendo efficienza ed efficacia tecnica. Come parallelo si pensi ad un primario ospedaliero: un dirigente generale del suo reparto, che deve saper entrare nel merito di tutto quello che si fa. Se avessero nominato primario, nel nuovo reparto COVID-19, un avvocato avremmo registrato le più vibranti proteste.
Le Associazioni ambientaliste a questo “ritorno alla normalità” non ci stanno. 
È possibile che nel nostro Paese sia così complicato premiare la meritocrazia e individuare figure professionali idonee con “competenze specifiche” direttamente documentate e documentabili dal curriculum e dalle pubblicazioni? Cioè, di elevata professionalità e qualificata esperienza nel settore ambientale?
Le Associazioni ambientaliste si rifiutano di accettare questa prassi e pretendono il pieno e sostanziale rispetto dei criteri di nomina fissati dalla Legge, nell'interesse dei cittadini e per un'Agenzia dell'Ambiente dotata di direzione autorevole e credibile, risorse e attrezzature necessarie e la considerazione che merita di fronte alle emergenze locali e globali, dettate dall’emergenza pandemica e climatica.

16.5.20

Taglio di alberi a Morro d’Oro: intervento del WWF e appello al sindaco


Il WWF Teramo questa mattina ha presentato istanza di accesso agli atti per esaminare la documentazione prodotta dal Comune di Morro d’Oro inerente al programmato taglio di alberi in via Carriera, compreso il taglio di un pino già effettuato.
Nei giorni scorsi rappresentanti dell’Associazione hanno svolto un sopralluogo lungo il viale riscontrando come tutti gli alberi (pini e cipressi), compresi alcuni che presentano una inclinazione in prossimità di una scuola, appaiono in buona salute: alcuni alberi presentano chiome asimmetriche, probabilmente a causa delle potature degli anni passati e in particolare i pini sono stati inopportunamente costretti nei cordoli angusti del marciapiede.
Durante il sopralluogo va purtroppo registrato il comportamento di cinque persone, alcune delle quali sembrerebbero appartenere all’Amministrazione Comunale, che si sono rivolti in maniera molto maleducata verso i due esponenti del WWF, peraltro con infantili riferimenti a periodi storici ormai fortunatamente passati. Un simile atteggiamento, che qualifica chi lo mette in atto, non è giustificabile da parte di nessuno, in particolare se dovesse provenire da chi ricopre cariche pubbliche.
Il WWF ritiene che sia interesse di tutti, a partire dal Sindaco di Morro d’Oro, garantire la sicurezza, ma anche la bellezza di un viale alberato che in città svolge un fondamentale ruolo estetico, ambientale e sanitario.
Per questo l’Associazione, dichiarandosi disponibile a collaborare, rivolge un invito all’Amministrazione ad aprire un confronto sulle condizioni degli alberi e del verde cittadino più in generale, provando a mettere in atto tutte le iniziative utili a conservare l’alberatura che caratterizza da decenni l’arteria cittadina.

9.5.20

Giornata mondiale degli uccelli migratori: «Gli uccelli uniscono il nostro mondo: impariamo a rispettarli»

Codirossone. Ph Fernando Di Fabrizio
Si festeggia oggi la Giornata mondiale degli uccelli migratori (WMBD), istituita nel 2006 dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, con la finalità di sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia degli uccelli migratori e dei loro habitat naturali.
La migrazione è un sorprendente fenomeno biologico, gli uccelli migratori volano anche per centinaia e migliaia di chilometri alla ricerca di condizioni ambientali in grado di garantire loro cibo, rifugio, possibilità di riproduzione e allevamento della prole. Quando le condizioni diventano per loro sfavorevoli, gli uccelli partono, alla ricerca di luoghi dove possono avere la possibilità di continuare il loro ciclo vitale.
Ogni anno, sono 50 miliardi gli uccelli, appartenenti a molte migliaia di specie, che attraversano gli ambienti più svariati per spostarsi dalle aree di nidificazione a quelle di svernamento e viceversa. Si contano circa 200 specie che dal continente euroasiatico si spostano in Africa per passare l’inverno. L’Italia è un luogo di fondamentale importanza per moltissime di queste specie: grazie alla sua posizione geografica fa praticamente da ponte tra Europa e Africa. Le isole e le aree umide presenti nel nostro Paese rappresentano importanti occasioni di sosta per questi animali che attraversano il Mediterraneo e alcuni anche il Sahara. L’Italia ospita inoltre pure diverse specie che nidificano più a nord in Europa o nelle aree orientali del continente euroasiatico, ma che si fermano nella nostra penisola per trascorrere l’inverno.

Upupa. Ph Fernando Di Fabrizio
È davvero sorprendente come gli uccelli, dai più piccoli luì, alle rondini, fino alle grandi cicogne bianche possano compiere rotte di molti chilometri con tanta precisione ritornando nei luoghi dove sono nati.
«Il tema della giornata di quest’anno è Birds Connect Our World: Gli uccelli uniscono il nostro mondo - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – proprio per sottolineare come sia importante garantire agli uccelli continuità ecologica e la presenza di aree integre interconnesse tra loro. La frammentazione degli habitat, la distruzione di aree umide, la presenza di infrastrutture come linee elettriche o impianti eolici e, purtroppo, ancora oggi il bracconaggio, che solo nel nostro paese comporta l’uccisione illegale di milioni di uccelli, sono ostacoli difficili da superare. A questo si aggiungono i cambiamenti climatici che stanno modificando i cicli vitali di molte specie e il loro comportamento etologico. Si stima che circa il 35% delle specie migratrici sia in cattivo stato di conservazione».
La migrazione resta uno dei fenomeni più incredibili della natura e proprio questo periodo dell’anno è tempo di ritorni. Anche in Abruzzo hanno ormai fatto ricomparsa rondini, rondoni e balestrucci che ci fanno compagnia durante la bella stagione, ma tante altre sono le specie che trascorrono i mesi estivi e primaverili negli ambienti più vari della nostra regione. Alcune specie sono particolarmente belle da osservare, come quelle immortalate negli splendidi scatti di Fernando Di Fabrizio, direttore della Riserva Naturale Regionale e Oasi WWF “Lago di Penne”: codirossoni, gruccioni, upupe, rigogoli e tanti altri uccelli stanno riempendo di colori e suoni la natura intorno a noi. Impariamo a riconoscerle e a rispettarle.

Centrale Idroelettrica Santa Lucia sul Fiume Vomano: continuano le aggressioni al principale corso d’acqua della provincia di Teramo


Proseguono i lavori per la costruzione della centrale idroelettrica Santa Lucia nell’alveo del Fiume Vomano nel territorio dei Comuni Atri, Morro d’Oro e Roseto degli Abruzzi, avviati nell’estate del 2019.
La realizzazione di questa centrale è stata autorizzata dalla Regione addirittura nel 2015 (Autorizzazione unica regionale n. 210 del 20.03.2015) e si sarebbe dovuta completare in tre anni.
L’intervento si innesta sul principale corso d’acqua della nostra provincia che purtroppo, nonostante nasca in un parco nazionale, attraversi aree protette regionali e provinciali, siti di interesse comunitario della Rete Natura2000 dell’Unione Europea fino a sfociare nei pressi di un’area marina protetta, è uno dei fiumi più danneggiati dalle attività umane della nostra regione: prelievi di materiale solido in alveo, captazioni più o meno autorizzate, sversamenti inquinanti, discariche abusive, pozzi di emungimento e soprattutto diverse centrali idroelettriche anche di enormi dimensioni hanno trasformato profondamente questo fiume che meriterebbe un serio intervento di riqualificazione. L’erosione in alveo dovuta alle ondate di piena determinate dai rilasci innaturali delle centrali idroelettriche esistenti ha provocato nel fiume veri e propri canyon alti oltre 10 metri che mettono in pericolo ponti e strade.
La centrale ricade in un’area che, a causa delle continue piene che la interessano (che non sono più duecentennali, come riportato negli elaborati progettuali, ma oramai quinquennali), ha subito profonde variazioni morfologiche tali da richiedere un ulteriore approfondimento su posizionamento e protezione sia delle strutture che si stanno realizzando sia delle aree spondali limitrofe che appaiono sottodimensionate e insufficienti a contenere le acque del fiume Vomano in caso di piena. Peraltro proprio a fianco dell’area di cantiere si dovrebbe realizzare un enorme impianto fotovoltaico su una superficie di 10 ettari in stretta aderenza con l’argine destro del fiume.
La centrale che si sta realizzando comporterà la deviazione e l’intubazione dell’acqua dal fiume per oltre 1,7 km pregiudicando sicuramente la qualità delle acque a valle e contestualmente i sistemi autodepurativi di un sistema fluviale già compromesso come attestano i monitoraggi dell’ARTA sulla qualità delle acque. Tutto questo genererà in futuro pesanti ripercussioni alla qualità delle acque costiere e quindi all’economia dei centri turistici costieri.
Le strutture in corso di realizzazione bloccheranno i sedimenti (sabbia, ghiaia, ecc.) provenienti da monte impedendo così il ripascimento naturale della costa aggravando la situazione delle spiagge abruzzesi che, proprio a causa della mancanza di apporto di materiale solido dai corsi d’acqua, sono sottoposte ad una forte azione erosiva.
La centrale presenta una protezione degli argini fluviali esistenti solo sul lato sinistro, mentre minimi interventi sono previsti sull’argine destro che da diversi anni è in forte erosione tanto da essere stato sotto osservazione nel corso delle ultime piene del Vomano che hanno persino comportato l’evacuazione dei residenti nell’abitato di contrada Stracca nel Comune di Atri. Tale risultanza dovrebbe far riflettere sulle eventuali conseguenze che un’opera che occuperà 1/3 dell’alveo fluviale potrà generare sulla sponda opposta non protetta adeguatamente.
In caso di piena la traversa della centrale idroelettrica intercetterà anche alberi, arbusti e massi provenienti da monte: questi, imbrigliati sulle strutture, determineranno un effetto barriera producendo ripercussioni sulle aree spondali limitrofe che molto probabilmente verranno allagate dalle acque della piena. La cosa, oltre a causare perdita di suoli fertili in una vallata come quella del Vomano ancora caratterizzata da importanti coltivazioni, provocherà problemi di sicurezza per la popolazione residente.
Si continua così ad aggredire un ecosistema delicato dimenticando che qualsiasi intervento su un tratto del fiume ha effetti devastanti sull’intero corso d’acqua e sulla sua foce con effetti negativi per centinaia di metri di litorale. Invece di agire in maniera coordinata, programmando e lavorando su scala di bacino idrografico, come peraltro prevedono la legge e il buon senso, si continua ad operare per compartimenti chiusi.
Come WWF rivolgiamo l’ennesimo appello a tutte le Istituzioni coinvolte affinché intervengano almeno per limitare laddove è possibile i danni di questo ultimo intervento con reali opere di mitigazione, ma soprattutto perché affrontino finalmente in maniera organica la drammatica situazione del Vomano.

2.5.20

Semplici consigli per le prime passeggiate in spiaggia con la “fase 2”

Foto Roberto Isotti e Alberto Cambone, Homo ambiens
Con l’avvio della Fase 2, ci si potrà permettere qualche passeggiata all’aperto. Immaginiamo che in tanti sceglieranno le spiagge abruzzesi per ricaricarsi e per avere quel contatto con la natura che nelle scorse settimane ci è tanto mancato. Auguriamo a tutti di trovare così benessere e serenità. Questa è l’occasione giusta per ricordare l’importanza di alcuni ambienti presenti sulle spiagge e indicare i comportamenti da mantenere durante le passeggiate.
In primo luogo è importante non calpestare le dune, non raccogliere piante e fiori e non disturbare il Fratino, attualmente in fase di nidificazione.
In alcune zone della nostra Regione si possono infatti incontrare formazioni dunali molto interessanti. Le dune sono piccole colline di sabbia, che si formano sulle coste grazie all’azione del vento. Cambiano continuamente forma, possono accrescersi o diventare più piccole, spostarsi e modificare la loro struttura. Quando inizia a essere presente la vegetazione, che cresce lungo linee parallele alla costa, essa ha a sua volta un ruolo importante: le radici delle piante trattengono la sabbia e riescono a stabilizzare le dune. Queste proteggono le spiagge contro l’erosione costiera facendo da barriera all’avanzamento del mare e rappresentano una preziosa riserva di sabbia. Le dune sono ambienti molto delicati e molto minacciati, e per questo bisogna evitare che vengano calpestate o private della vegetazione: farlo rende il terreno molto più mobile e in breve distrugge la duna stessa.
Le dune ospitano, inoltre, numerosi animali che trovano protezione e cibo tra le piante e la sabbia. Ci sono, ad esempio, diversi uccelli che lì nidificano a terra, come il Fratino (Charadrius alexandrinus), un piccolo trampoliere che si riproduce sulle spiagge di tutta Italia da fine marzo a tutto luglio (i periodi variano a seconda delle regioni e dell’andamento stagionale). La specie è tutelata da diverse normative europee e nazionali, ma è purtroppo in fortissimo decremento; per questo è fondamentale non disturbarlo.
La presenza del Fratino, inoltre, è di estrema importanza in quanto è un indicatore di buono stato conservazione del litorale e di un’elevata naturalità dei luoghi. È per questo un parametro fondamentale per l’ottenimento della Bandiera blu per i Comuni.
Se si dovessero rinvenire casualmente uova di Fratino sulla spiaggia, non bisogna assolutamente toccarle, ma allontanarsi subito in modo che la coppia possa tornare sul nido il prima possibile. Vi chiediamo inoltre di segnalare la presenza del nido telefonando al numero 3921814355 in modo che i nostri volontari possano rintracciarlo, mapparlo per le ricerche in corso e attivare eventuali azioni di protezione dello stesso.
Si ricorda infine ai padroni dei cani che è necessario tenerli sempre al guinzaglio, poiché possono rappresentare una minaccia per il Fratino danneggiando i nidi e arrecando stress alla specie.