30.1.21

Le Associazioni ambientaliste intervengono sull'inaccettabile stallo all'AMP Torre di Cerrano



Centro Studi Cetacei, FIAB, Associazione Guide del Cerrano, Italia Nostra, Associazione Paliurus, Lega Navale Italiana, Legambiente e WWF giudicano inaccettabile quanto sta accadendo nell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”.
Il Consiglio di amministrazione dell’AMP neppure nella seduta del 26 gennaio scorso ha provveduto ad eleggere il Presidente perché tre consiglieri su cinque hanno scelto di votare scheda bianca.
Questo, nonostante il TAR Abruzzo abbia dato indicazioni chiare circa la necessità di eleggere il nuovo presidente secondo lo statuto vigente che stabilisce la procedura da seguire.
È incredibile che i rappresentanti individuati da quattro istituzioni (Regione Abruzzo, Provincia di Teramo, Comune di Pineto e Comune di Silvi) non siano in grado di dare esecuzione a quello che è il primo compito loro assegnato: la nomina del Presidente, infatti, deve essere effettuata nella prima riunione del consiglio che risale ormai alla metà di novembre dello scorso anno. Ancora più incredibile che non vi riescano nonostante l’intervento del TAR che ha già annullato una nomina giudicata illegittima perché contraria allo statuto.
Non vale a nulla richiamare la volontà di modificare lo statuto espressa da alcuni degli enti che compongono il Consorzio di Gestione dell’AMP. Come ha ricordato il TAR nella sua sentenza, lo statuto vigente è al momento quello che va applicato e ogni eventuale modifica dovrà seguire l’iter previsto che è tutto nelle mani di questi stessi enti: peraltro richiamare ora la volontà di modificarlo da parte di chi solo poche settimane fa ha eletto un presidente poi decaduto a seguito della sentenza del TAR suona come una scusa che nasconde altri motivi legati a localistici equilibrismi politici che nulla dovrebbero avere a che fare con la gestione di un’area naturale protetta nazionale.
L’AMP non è una merce di scambio che i partiti possono utilizzare come credono. I cinque consiglieri devono eleggere un presidente secondo quanto disposto dalla legge e dallo statuto, nonché dalla sentenza del TAR Abruzzo: in caso contrario si assumeranno una grande responsabilità ritardando l’operatività di un ente che ha una serie di progetti da portare avanti che richiedono scelte legittime sottoscritte dal legale rappresentante che è il presidente. Anche richiamare la presenza di un presidente “anziano” è sbagliato perché il TAR lo aveva individuato dopo il primo annullamento della precedente nomina solo fino alla sentenza definitiva che è poi arrivata il 13 gennaio.
Il blocco delle attività si ripercuote poi sulla stessa operatività dell’AMP che deve iniziare a programmare le sue attività anche per la prossima stagione balneare che richiederà un impegno ancora maggiore visto il perdurare dell’emergenza CoViD-19.
Questo atteggiamento ostruzionistico sta aprendo la strada al commissariamento dell’AMP che rappresenterebbe una sconfitta per il territorio. Una sconfitta che avrebbe come unici responsabili coloro che, pur rappresentando delle istituzioni, stanno agendo in maniera incomprensibile arroccandosi in un atteggiamento non consono al ruolo che sono stati chiamati a ricoprire.
Chi conosce veramente l’AMP sa bene che ci sono così tante cose da fare, così tanti progetti da portare avanti, così tante attività da programmare che non ci si può permettere di proseguire in questo spettacolo desolante di tenere tutto fermo per mesi per la nomina di un presidente.

25.1.21

I fenicotteri sul Vomano ci ricordano l'urgenza di istituire una ZPS sulla costa teramana

Fenicotteri alla foce del Vomano - Foto di Mariano Mariani

Una coppia di fenicotteri sosta da alcuni giorni alla foce del Vomano. Non è la prima volta che questo avviene e non è l’unica specie importante che si trova nel sito, essendo stati segnalati aironi, marangoni minori, cormorani, beccaccini, alzavole, germani reali, gabbiani reali e altre specie meno comuni. La foce del Vomano è fondamentale anche quale punto di transito lungo le rotte migratorie: qui uccelli che percorrono centinaia e centinaia di chilometri dal nord al sud (e viceversa) tra l’Europa e l’Africa trovano un punto dove sostare per recuperare le forze e affrontare il resto del viaggio.
Queste presenze segnalano la necessità di dare seguito alla proposta del 2017 fatta dal Comitato di gestione dell’Area Marina Protetta Torre di Cerrano, composto da Regione Abruzzo, Provincia di Teramo e Comuni di Pineto e Silvi, per la realizzazione sulla costa teramana tra la foce del Fiume Vomano e la foce del Fiume Piomba di una Zona di Protezione Speciale prevista dalla Direttiva Uccelli e dalla Direttiva Habitat. Attraverso le ZPS l’Unione Europea tutela l’avifauna e il loro ambiente prevedendo anche una serie di finanziamenti ad hoc che consentono interventi di conservazione ambientale e promozione del territorio. La presenza tra Roseto degli Abruzzi e Pineto del maggior numero di fratini censiti negli ultimi anni nella nostra regione dal Progetto Salvafratino Abruzzo, promosso dall’AMP Torre del Cerrano e WWF Abruzzo, conferma la necessità di arrivare all’istituzione della ZPS costiera: il Fratino è specie tutelata a livello europeo e la conservazione degli ormai pochi siti di riproduzione e nidificazione è fondamentale per la specie.
Per il WWF Teramo e per l’Associazione Guide del Borsacchio è il momento quindi di rilanciare la proposta per la ZPS che è basata su un approfondito studio scientifico e sui dati raccolti negli anni dai censimenti condotti sull’area, superando l’inerzia che tiene fermo l’iter istitutivo dal 2017 nonostante la carenza di ZPS lungo la costa italiana sia stata più volte segnalata dall’Unione Europea al nostro Paese.

L’AMP Torre del Cerrano non può essere ostaggio dei partiti locali



L’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” è sostanzialmente ferma da ottobre 2020, da quando cioè è decaduto il consiglio di amministrazione precedente.
Da allora la Regione Abruzzo, la Provincia di Teramo e i Comuni di Pineto e Silvi non sono riusciti a dare una governance all’area protetta, non rispettando peraltro l’indicazione della parità di genere nominando solo uomini nel consiglio di amministrazione. I cinque componenti del consiglio, individuati all’inizio di novembre, hanno eletto a maggioranza numerica (Regione, Provincia e Comune di Silvi) un presidente con una procedura ritenuta illegittima dal TAR Abruzzo che, su ricorso del Comune di Pineto, ha prima sospeso e poi annullato la nomina. Lo Statuto dell’Ente è problematico sotto vari aspetti, ma su quello della nomina del presidente è chiarissimo e non lascia adito ad interpretazioni: è pertanto inutile procedere con atti illegittimi che comportano la paralisi dell’Ente.
Un’area protetta di valenza nazionale come è l’Area Marina Protetta Torre del Cerrano non può essere ostaggio delle beghe locali dei partiti, ma deve essere amministrata nell’interesse della conservazione di specie e habitat e della valorizzazione del territorio. Serve da parte di tutti una maggiore responsabilità istituzionale.
È paradossale che gli enti locali che in tema di aree naturali protette spesso lamentano lo scarso coinvolgimento, quando poi – come in questo caso – sono chiamati a decidere non riescano a nominare legittimamente un presidente.
Domani, martedì 26 gennaio, è stato convocato un nuovo consiglio di amministrazione dell’AMP: il WWF auspica che si proceda rapidamente alla nomina del presidente nel rispetto della legge e dello statuto. In caso contrario, perdurando lo stallo amministrativo, non essendo l’Area Marina Protetta un “giocattolo” degli enti locali, ma uno strumento per la conservazione e la valorizzazione di una porzione di territorio del nostro Paese individuato da una legge nazionale, sarebbe auspicabile l’intervento del Ministero dell’Ambiente per non rischiare di perdere finanziamenti e per far avviare la programmazione e la progettazione anche in vista di una nuova stagione estiva che già si presenta problematica a causa del perdurare dello stato di emergenza per la pandemia.

18.1.21

Fondi Next Generation EU: per la montagna escono dai cassetti i progetti più stravaganti degli ultimi 30 anni


Il CAI – Club Alpino Italiano (Sezione di Castelli, Sezione di Isola del Gran Sasso, Sottosezione di Pietracamela, Sezione di Teramo), Mountain Wilderness Abruzzo e WWF Teramo intervengono congiuntamente sulle recenti proposte per i Prati di Tivo.
La Provincia e i Comuni del teramano hanno presentato 19 progetti da proporre a finanziamento nell’ambito dei fondi per la ripresa post COVID, a partire da quelli del cosiddetto Recovery Fund. Da quel poco che è stato possibile vedere si tratta più che altro di una serie di titoli a cui il nostro territorio affida la sua ripresa.
Lo strumento per la ripartenza e la resilienza dell’Unione Europea è, non a caso, denominato “Next Generation EU” e guarda alle future generazioni con l’obiettivo di aiutare gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia, garantendo nel contempo che l’economia avvii le transizioni verde e digitale e diventi più sostenibile. Il tutto guardando alle future generazioni a cui dovremmo lasciare un mondo più sano perché, come ha detto Papa Francesco, è un’illusione credere di poter restare sani in un Pianeta malato.
Ma se gli obiettivi sono questi, cosa c’entrano le proposte di pesante infrastrutturazione per arrivare ai Prati di Tivo che sono state presentate? Un trenino a cremagliera con partenza da Forca di Valle di Isola del Gran Sasso, una strada panoramica dall’uscita autostradale di Colledara e perfino una cabinovia o funivia da Montorio al Vomano.
Come sempre, senza aver creato alcun momento di confronto e partecipazione, si è semplicemente comunicato un elenco di idee progettuali vecchie di decenni: in pratica si sono aperti i cassetti e sono stati tirati fuori i progetti più stravaganti degli ultimi 30 anni, il tutto senza tenere conto che strade, trenini e cabinovie dovrebbero passare in alcune delle aree più vincolate d’Italia, considerato che siamo in un Parco nazionale, in una Zona di Protezione Speciale e in una Zona di Conservazione Speciale della Rete Natura2000 dell’Unione Europea.
Sembra che l’unico modello di sviluppo della montagna che i nostri amministratori riescano a ipotizzare sia lo stesso di 40 anni fa, già da tempo dimostratosi fallimentare: saremmo chiamati a fare debiti a danno delle future generazioni, realizzando opere che, non solo avranno un altissimo impatto ambientale, ma comporteranno enormi spese di esercizio, gestione e manutenzione: il tutto per far arrivare 15/20 minuti prima in una stazione sciistica perennemente chiusa o per mancanza di neve o per incapacità gestionali o per scarsa reddittività e in cui regna sovrana la mancanza di proposte attrattive per i turisti. Il problema dell’economia turistica delle aree montane non è creare nuove strade nel nulla per portarvi i turisti tanto velocemente quanto per farli fuggire, ma creare le attrattive per farli fermare.
Perché, invece di pensare a progetti fuori scala, non ci si preoccupa di sistemare strade e parcheggi esistenti che, una volta migliorati, potrebbero tranquillamente reggere gli attuali e i futuri flussi turistici?
Perché non si fanno investimenti sulla riconversione dei Prati di Tivo per superare il turismo legato allo sci da discesa che ha assorbito decine di milioni di euro di fondi pubblici senza che si trovasse un solo imprenditore intenzionato ad investirci?
Perché non si punta a rivitalizzare i piccoli centri montani, ricreandovi servizi, ormai quasi del tutto scomparsi, e anche con investimenti a sostegno all’agricoltura e della riforestazione in chiave idrogeologica e climatica?
Perché non si prova a destagionalizzare l’offerta dei Prati di Tivo puntando su un turismo verde e recuperando antichi percorsi che accolgano i sempre maggiori flussi di turisti e residenti desiderosi di vivere esperienze a piedi o in bicicletta in natura senza stravolgerla? Si potrebbe, tanto per esempio, connettere la rete sentieristica del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga con i centri di fondo valle, come Montorio e lo stesso Capoluogo teramano, mediante il recupero di percorsi adatti anche ad un uso ciclo pedonale ed equituristico, conferendo a questi centri il ruolo di porte delle attività turistiche nel Parco e collegandoli sinergicamente con quelli più interni in una rete condivisa di servizi e attività turistiche sostenibili che potrebbero costituire il vero motore della ripresa economica di queste aree. Altre realtà molto vicine, oltretutto partecipate da qualcuno degli enti protagonisti di queste proposte antistoriche, si stanno già muovendo intelligentemente in questa direzione, guadagnando una posizione di vantaggio in vista della ripresa dell’economia in “verde”.
Se questi fondi europei dovranno servire ad aiutare le nuove generazioni non possiamo impiegarli continuando ad insistere negli errori delle generazioni che le hanno precedute. Da parte nostra vi è, come sempre, la massima disponibilità a collaborare con la Provincia e i Comuni per progettare un futuro sostenibile per le prossime generazioni.

CAI – Club Alpino Italiano (Sezione di Castelli, Sezione di Isola del Gran Sasso, Sottosezione di Pietracamela, Sezione di Teramo)
Mountain Wilderness Abruzzo
WWF Teramo

6.1.21

Per cogliere opportunità e occasioni ci vuole il coraggio di uscire dai soliti schemi. Anche a Teramo


Con un post su Facebook il Sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto ha informato che ieri ha convocato, in modalità on line, un "primo incontro finalizzato ad analizzare le opportunità offerte dal Recovery Fund ricadenti sul nostro territorio" con la "presenza di tutti gli stakeholder, quali Ateneo, Fondazioni, CCIAA, associazioni di costruttori, sigle sindacali, IZS e ITS, Soprintendenza".
Complimenti per aver avviato il confronto, meno (molto meno) per la modalità che - come al solito e come ha sempre fatto chi lo ha preceduto - si concentra sulle solite realtà, le stesse che da sempre compiono le scelte in città e che non si sa perché oggi dovrebbero riuscire - come scrive il Sindaco - a "cogliere opportunità ed occasioni che saranno declinate in realizzazione di progetti che diventeranno concreti e che Teramo città capoluogo aspetta da tempo".
Nessuna apertura al mondo dell'associazionismo, nessuna apertura a chi potrebbe proporre qualcosa di alternativo, nessuna apertura alla partecipazione dal basso.
Imbarazzante, ad esempio, che nessuna delle realtà coinvolte si occupi di ambiente, nonostante l'utilizzo del Recovery Fund - che in realtà non a caso si chiama Next Generation EU - abbia tra i criteri principali la sostenibilità ambientale in linea con l’European Green Deal.
Visto che si é all'avvio del percorso, ci sarà occasione per rimediare.
Vedremo se ci sarà la volontà di farlo.
E in effetti, dopo un nostro post sulla pagina Facebook del WWF Teramo, il Sindaco ci ha chiamato per comunicare che sicuramente il confronto sarà con tutti i portatori di interesse e che il tema ambientale sarà centrale.
Siamo contenti della telefonata, restiamo in attesa dei fatti.

2.1.21

Acqua del Gran Sasso: cosa ci riserva il 2021?


Un altro anno è passato e l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso, promosso da WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia - GADIT, FIAB, CAI e Italia Nostra, si chiede cosa porterà il nuovo anno per l’acquifero più importante del centro Italia e per la sicurezza dei cittadini abruzzesi.
Il 2020 sembra essersi chiuso con l’ennesima inadempienza. La Delibera regionale n. 33 del 25 gennaio 2019 “Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso - DGR n. 643 del 7.11.2017. Definizione attività urgenti ed indifferibili” stabiliva che entro e non oltre il 31 dicembre 2020 doveva essere realizzato un “piano di dismissione degli esperimenti che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose”. Peraltro va anche ricordato che la data di fine 2020 rappresentava già una concessione ad una richiesta dell’INFN rispetto alla proposta regionale del 31 dicembre 2019.
Ad oggi, come sempre, non si è a conoscenza di cosa effettivamente sia stato fatto per rimuovere “tutte” le sostanze pericolose per l’acquifero dal cuore del Gran Sasso.
Per il resto, passano i mesi, ma non ci sono concreti passi avanti: ad oltre 20 mesi da quando la Regione Abruzzo chiese la nomina di un commissario straordinario (Delibera di Giunta Regionale n. 220 del 29 aprile 2019) si sono accumulati ritardi su ritardi: per l’effettiva nomina del Commissario arrivata solo il 5 novembre 2019, per la creazione della struttura commissariale, per l’ennesima ricognizione del sistema di captazione e del suo stato di manutenzione che il Commissario ha giudicato assolutamente insufficiente, per le riunioni della Cabina di coordinamento, presieduta dal Presidente della Regione Abruzzo, con compiti di comunicazione e informazione nei confronti delle popolazioni interessate, nonché di coordinamento tra i diversi livelli di governo coinvolti e di verifica circa lo stato di avanzamento degli interventi di messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, che risulta essersi riunita una sola volta da aprile 2019, per i surreali dibattiti sull’applicazione della procedura di valutazione di incidenza ambientale, per la prolungata perdita di 100 litri di acqua al secondo per mancata sicurezza del sistema di captazione nei pressi dei Laboratori sotterranei.
E non va meglio sul fronte giudiziario: il processo nei confronti dei vertici di Strada dei Parchi SpA, INFN e Ruzzo Reti SpA, nato dopo l’incidente del maggio 2017 (che comportò il divieto di consumo di acqua in gran parte della provincia teramana), è ancora nella fase iniziale con un consistente rischio che scatti la prescrizione prima di una sentenza definitiva.
Eppure stiamo parlando di una vicenda che si trascina da quasi 20 anni: era esattamente il 2 gennaio 2002 – 19 anni fa – quando il WWF Abruzzo segnalava a tutte le autorità competenti la presenza di sostanze pericolose nei Laboratori dell’INFN del tutto incompatibili con la presenza di acquifero destinato a fornire acqua a metà regione.
Da allora sono passati presidenti di regione, ministri dell’ambiente e commissari straordinari, le associazioni hanno organizzato decine e decine di iniziative, manifestazioni, dibattiti, sono stati spesi almeno 80 milioni di euro durante la prima gestione commissariale.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.