29.7.21

Dalle teorie alle buone pratiche: all’Oasi WWF dei Calanchi di Atri si parla di turismo sostenibile


Domani, venerdì 30 luglio, alle ore 18 presso il Centro Educazione all’Ambiente dell’Oasi WWF - Riserva Naturale dei Calanchi di Atri con il Prof. Pietro Gargiulo Preside del corso di laura in Turismo sostenibile dell’Università degli Studi di Teramo si parlerà di sostenibilità nel turismo.
Si tratta del primo dei Green Friday, tre appuntamenti che si svolgeranno nell’Oasi WWF dei Calanchi di Atri e nel Parco Territoriale Attrezzato di Fiume Fiumetto di Colledara nell’ambito del progetto “La sostenibilità in Comune” realizzato nel quadro dell’Azione ProvincEgiovani dell’UPI e della Presidenza del Consiglio dei Ministri (APG 2020). Il progetto è stato promosso dalla Provincia di Teramo con il WWF Teramo, l’Istituto Abruzzese Aree Protette e la Cooperativa Riscatto e ha visto la partecipazione di diversi giovani interessati ai temi della tutela ambientale, della promozione del territorio e della sostenibilità.
Gli incontri Green Friday serviranno ad approfondire, con l’aiuto di esperti, i temi del turismo sostenibile, dei cambiamenti climatici e dell’agricoltura.
Il turismo sostenibile è un tema di grande attualità visto il successo che sta riscontrando negli ultimi anni, ma anche le problematiche legate alla presenza di nuovi turisti in ambienti naturali e delicati. L’argomento è poi al centro del dibattito anche politico e amministrativo considerato che tanti progetti legati ai finanziamenti del “Recovery Fund” si propongono lo sviluppo di questo tipo di turismo.
In realtà la sostenibilità dovrebbe essere l’obiettivo da raggiungere per tutto il turismo e non solo per un suo segmento. Il turismo, pur definito “industria leggera”, se male organizzato, può costituire una fonte di impatti ambientali negativi sul territorio e contribuire alla “distruzione” di quelle bellezze che sono alla base delle attrattive turistiche del territorio stesso. Da qui la necessità di sviluppare proposte e strategie che abbiano la massima attenzione per l’ambiente naturale in cui si sviluppano e che si basino su competenza e innovazione.
Al termine dell’incontro vi sarà un aperitivo.
La partecipazione è libera, ma è opportuno prenotarsi al 3315799191

17.7.21

Agricoltura e cinghiali: gli errori della Coldiretti


La settimana scorsa in molte città italiane, tra cui anche L’Aquila, si sono svolte manifestazioni promosse da Coldiretti per chiedere interventi urgenti a tutela del settore contro i danni arrecati all’agricoltura dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali.
La soluzione proposta da Coldiretti è però sconcertante: riconferma infatti proprio le dinamiche e le azioni che hanno determinato il sorgere e l’aggravarsi del problema. La questione cinghiali in Italia è il frutto di una pessima gestione faunistico venatoria, con approcci sbagliati conditi di retorica e facile demagogia: pensare che tutto si possa risolvere aumentando la pressione venatoria sulla specie vuol dire non prendere atto che tale problematica è stata creata dal mondo venatorio con le scriteriate immissioni di cinghiali provenienti dai Paesi dell’est Europa degli anni passati e che aumentare i periodi di caccia ha il solo risultato di aggravare il problema, come ormai la maggior parte del mondo scientifico che studia l’etologia della specie ha dimostrato.
La modifica della Legge sulla caccia richiesta da Coldiretti e prospettata dal mondo venatorio e da numerosi esponenti politici non è quindi una soluzione e rischia di essere solo una facile scorciatoia che, senza dare alcun contributo reale alla soluzione del problema, può generare ulteriori gravi danni a tutta la fauna selvatica attribuendo un ruolo pubblico a soggetti privati con un palese conflitto di interessi.
Il WWF Italia opera quotidianamente al fianco degli agricoltori al fine di promuovere l’utilizzo di buone pratiche per una sana convivenza tra coltivazioni e fauna selvatica: in Abruzzo, ad esempio, l’Associazione ha fornito gratuitamente ad agricoltori e allevatori molteplici sistemi di protezione come i recinti elettrificati.
L’associazione ha poi più volte presentato proposte concrete alle istituzioni su questo tema anche attraverso la redazione di dettagliati documenti contenenti le linee guida per una gestione sostenibile del cinghiale nel nostro Paese, in occasione di audizioni tenutesi dinanzi alle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato e riproposti anche a livello regionale. Proposte che però sono sempre rimaste inascoltate dai decisori politici e dalle stesse associazioni agricole che oggi portano in piazza una “emergenza” mai gestita con serietà e determinazione.
Il WWF ha sempre riconosciuto l’esistenza di un problema nella gestione del cinghiale, sottolineando l’esigenza di affrontarlo sulla base di valutazioni scientifiche serie e documentate.
Nell’ultimo decennio è stata evidente la volontà, da parte di molte istituzioni regionali e nazionali, di affrontare il problema senza generare conflitti con il mondo venatorio a discapito degli agricoltori, sfruttando il loro oggettivo disagio per assecondare, per mere ragioni elettorali, le richieste dei veri responsabili del problema e del suo costante aggravamento.
Ne è testimonianza quanto accaduto in Commissione Agricoltura del Senato nell’ultima discussione su “Problematiche inerenti ai danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza di fauna selvatica”, quando, nonostante l’audizione di numerosi e qualificati esponenti del mondo scientifico che hanno chiarito come l’espansione dei cinghiali nel territorio e la loro proliferazione siano direttamente conseguenti ad azioni umane quali le immissioni a scopo venatorio, i foraggiamenti e la caccia in braccata, è stata approvata una risoluzione totalmente discordante con queste oggettive conclusioni.
Le stesse Associazioni agricole, piuttosto che tutelare gli interessi dei loro iscritti, hanno sostenuto essenzialmente le richieste del mondo venatorio che persegue finalità del tutto diverse, spesso contrastanti con quelle degli agricoltori. Incomprensibile poi l’ostilità delle associazioni agricole verso provvedimenti che attribuiscano agli agricoltori stessi la gestione diretta del cinghiale attraverso la pratica delle catture controllate, risultate molto efficaci dove adottate, e l’attivazione degli strumenti della gestione del rischio finanziati con le risorse della Politica Agricola Comune.
Fino a quando il problema dei cinghiali continuerà ad essere gestito attraverso la caccia non avrà mai soluzione e gli agricoltori vedranno crescere il numero dei cinghiali e di conseguenza i danni alle colture. Le istituzioni abruzzesi, se vogliono realmente affrontare il tema, devono aprirsi al vero confronto tecnico e mettere da parte le gestioni fallimentari degli ultimi anni.

1.7.21

Strada Teramo – Torricella Sicura: tagliata la vegetazione senza prima rimuovere i moltissimi rifiuti abbandonati


Un intervento profondamente sbagliato è stato realizzato nei giorni scorsi nel tratto di competenza della Provincia di Teramo della strada Teramo – Torricella Sicura (Strada Provinciale n. 48).
È stata tagliata con mezzi meccanici la vegetazione lungo il ciglio della strada senza prima provvedere alla rimozione dei tantissimi rifiuti abbandonati lungo i bordi della strada. Il risultato è stato che i rifiuti, in gran parte di plastica, sono stati trinciati insieme alla vegetazione. Sminuzzati in questo modo, i rifiuti in plastica rimarranno in natura per secoli spargendosi tramite il vento e le piogge in un territorio molto più ampio di quello interessato in origine.
Quando si fanno interventi del genere è fondamentale provvedere prima alla pulizia dell’area altrimenti il risultato che si ottiene è peggiore della situazione di partenza. Chi ha programmato e gestito l’intervento avrebbe dovuto pianificarlo in maniera più corretta, evitando un danno oltretutto facilmente prevedibile.
La strada Teramo – Torricella Sicura, a causa di numerosi incivili che evidentemente l’attraversano giornalmente, è costellata lungo i bordi e nelle scarpate di rifiuti di ogni tipo: delle vere e proprie microdiscariche a cielo aperto che non hanno alcuna giustificazione e che rappresentano un danno per l’ambiente, la salute e il decoro. Questo è un problema molto comune ormai che viene denunciato da anni, ma che purtroppo si basa su un modello consumistico che pare irreversibile e sulla maleducazione e sulla stupidità di tanti.