22.1.20

Ampliamento della discarica di Atri: se 11 anni non sono sufficienti...

Una manifestazione ad Atri contro il terzo ampliamento della discarica
La storia del terzo ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri non ha fine. Dopo 11 anni il Commissario del Consorzio Piomba-Fino sembra ancora non avere le idee chiare sugli impatti ambientali che un ampliamento di 300.000 mc comporterebbe.
La Regione si ostina a tenere aperto un procedimento che si sarebbe dovuto chiudere dopo il parere del suo Comitato VIA espresso il 30 settembre dello scorso anno.
Ma tutta la vicenda dell’ampliamento è incredibile e si basa sulle proroghe che hanno contribuito a creare confusione nel procedimento regionale a tutto vantaggio del Consorzio Piomba-Fino.
Il Consorzio sembra puntare tutta la sua esistenza proprio sull’ampliamento della discarica, non interessandosi delle volontà dei suoi soci (i Comuni) che, al contrario, non hanno alcun interesse a conferire rifiuti in una discarica senza impianti di trattamento: qualora se ne servissero, infatti, dovrebbero far trattare i rifiuti in altri impianti e solo dopo conferire nell’impianto consortile con notevole aggravio dei costi di trasporto.
 
Riassumendo la lunga vicenda…
Il 30 settembre 2019 il Comitato VIA della Regione Abruzzo boccia il progetto dell’ampliamento della discarica e invia al Consorzio Piomba-Fino il preavviso di rigetto ai sensi dell’art. 10-bis della Legge n. 241/90 che recita: “Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l’autorità competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all’accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti. La comunicazione di cui al primo periodo interrompe i termini per concludere il procedimento che iniziano nuovamente a decorrere dalla data di presentazione delle osservazioni o, in mancanza, dalla scadenza del termine di cui al secondo periodo…".
Incredibilmente, il Consorzio, non solo lascia passare i dieci giorni previsti dalla legge senza produrre nulla, ma chiede ancora una proroga e ottiene, con nota dalle Regione Abruzzo del 30 ottobre 2019, ulteriori 90 giorni per svolgere le proprie controdeduzioni.
Già l’inerzia dimostrata dal 2009 (anno dell’apertura della pratica sull’ampliamento) ad oggi sarebbe motivo sufficiente per chiudere la questione, ma nel caso specifico precise previsioni normative avrebbero dovuto spingere la Regione a pronunciarsi in maniera definitiva e negativa.
Non solo! Il 16 gennaio 2020 il Consorzio Piomba-Fino ha inviato le proprie osservazioni al preavviso di rigetto, ma sembra che neppure questi ulteriori 90 giorni siano bastati.
Il Consorzio, infatti, continua ad utilizzare le stesse motivazioni progettuali senza spiegare come intende superare le problematiche ambientali che l’ampliamento provocherebbe e che il Comitato VIA della Regione Abruzzo ha messo in luce.
Oltretutto, in base alla Direttiva “Habitat”, l’ampliamento della discarica, potendo avere effetti sul vicino Sito di Interesse Comunitario, oggi Zona di Conservazione Speciale, deve essere sottoposto a Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) con lo scopo di salvaguardare l’integrità dell’area. Ma dalla lettura della nota del Consorzio del 16 gennaio si evince che non è stato ancora definito lo studio della VINCA che si sarebbe dovuto chiudere in fase progettuale. Dunque il procedimento VINCA, che si conclude con il parere del Comune di Atri, non sembra proprio che sia stato acquisito.
Come intende procedere ora il Comitato VIA della Regione Abruzzo?
Non può riaprire un procedimento che di fatto è già chiuso. Se la pratica dovesse comunque andare avanti si prospettano dunque ulteriori problemi che, come WWF, evidenzieremo in tutte le sedi, compresa quella giudiziaria.
WWF, Comune, Riserva regionale dei Calanchi di Atri e Comitato locale hanno già chiesto al presidente Marsilio e all’assessore Campitelli un incontro per affrontare le particolarità di questo procedimento e conoscere definitivamente la posizione della Regione Abruzzo, non solo sull’ampliamento della discarica Santa Lucia di Atri, ma sull’intero sistema di gestione dei rifiuti abruzzese che sembra davvero vivere da anni una pericolosa situazione di stasi.
Del resto, il Consorzio Piomba-Fino, nelle more della costituzione dell’AGIR, è stato commissariato proprio per avviare la sua definitiva chiusura: perché un Ente destinato a “scomparire” deve decidere del futuro di un territorio e di chi lo abita?
 
Scheda sull’impatto dell’ampliamento.
Le motivazione opposte dal Comitato VIA della Regione Abruzzo alla fine di settembre erano già state evidenziate nelle osservazioni presentate dal WWF Abruzzo e dalla Riserva dei Calanchi di Atri. L’area interessata dal progetto non appare compatibile con i Criteri Localizzativi del Piano Regionale Gestione Rifiuti approvato con Delibera del Consiglio Regionale n. 110/8 del 2 luglio 2018, tanto che lo stesso Servizio Gestione Rifiuti della Regione Abruzzo il 30 settembre 2019 ha espresso parere negativo.
Riassumendo, l’area interessata:
  • è ricompresa, in parte, tra le aree sottoposte a vincolo idrogeologico e nelle aree di pregio agricolo (zone indicate dai Disciplinari di produzione delle uve destinate alla produzione di vini a IGT “Colli Aprutini” e a DOC “Montepulciano Colline Teramane DOCG”);
  • è a rischio idrogeologico (in parte in un’area a rischio moderato RI e in un’area a pericolosità elevata P2);
  • dista solo 400 m dal Sito di Interesse Comunitario, oggi Zona di Conservazione Speciale, “Calanchi di Atri” (codice IT7 120083);
  • è parzialmente ricompresa nella fascia di rispetto dei 150 m dal Fosso Campratone.
Il Comitato VIA della Regione Abruzzo ha poi individuato una carenza negli studi idrogeologici e li ha ritenuti "non idonei a dimostrare l’assenza di falda nonché il franco di tre metri dal piano di imposta dei rifiuti rispetto alla massima escursione della falda come indicato nel D.Lgs. 36/2003".

20.1.20

Si progettano nuovi impianti sciistici e manca la neve

 
L'intervento di Filomena Ricci, delegata regionale del WWF Abruzzo, e Dante Caserta, vicepresidente nazionale del WWF Italia, pubblicato su Il Centro il 17 gennaio scorso.
 
La cronaca giornalistica di questi ultimi giorni ci restituisce un’immagine surreale della nostra regione. Da un lato il totale fallimento della gestione e della manutenzione persino delle infrastrutture principali (quelle di secondo piano sono allo sfascio da tempo), dall’altro la presentazione di pesanti infrastrutturazioni in montagna.
A fronte di una mancanza di neve e di intere settimane con temperature ben al di sopra della media stagionale, invece di pianificare interventi per il contrasto all’innalzamento della temperatura e per l’adattamento ai cambiamenti climatici ormai in atto, frotte di amministratori locali e regionali presentano nuovi faraonici progetti di impianti sciistici.
Per tutte le vette dell’Appennino abruzzese, anche se sono all’interno di aree naturali protette di valenza internazionale, si mettono in cantiere nuove seggiovie, nuove piste da sci e, siccome non c’è neve, nuovi impianti di innevamento artificiale. Nonostante le stazioni sciistiche siano in perdita, nonostante la maggior parte continuino ad essere chiuse a gennaio per mancanza di neve, nonostante non si trovi nessun imprenditore disposto a investire di tasca propria su attività che sopravvivono solo grazie ad investimenti pubblici di milioni e milioni di euro ogni anno, dalla Regione arriva l’impegno a costruire nuovi bacini sciistici che, se realizzati, andranno e distruggere aree sino ad oggi incontaminate. Si arriva a prevedere un trenino ad idrogeno per collegare stazioni sciistiche mentre abbiamo un trasporto pubblico che vede i pendolari sempre più vessati tra pullman fatiscenti e treni soppressi…
L’immagine che ne viene fuori è fin troppo abusata: i concertisti che continuano a suonare mentre il Titanic affonda.
Non sapevano fare altro i concertisti, non sanno fare altro i nostri amministratori che propongono investimenti su un modello di sviluppo ambientalmente insostenibile e ormai economicamente esaurito da oltre 20 anni.
Ma la domanda che dovremmo porci è questa: noi abruzzesi che esprimiamo questa classe dirigente, sempre uguale nonostante l’abituale avvicendamento quinquennale tra centrodestra e centrosinistra, siamo in grado di chiedere qualcosa di nuovo? Esiste una società civile capace di ottenere dalla politica di porre al centro dello sviluppo la tutela dell’ambiente, patrimonio indispensabile per la nostra vita e il nostro benessere e da cui dipende qualsiasi crescita economica e sociale? Siamo in grado di trasformare la sacrosanta partecipazione alle marce dei Fridays for future in impegno costante e giornaliero per progettare insieme un presente e un futuro diversi?

8.1.20

Lupi nella Riserva del Borsacchio? Più verifiche e meno allarmismo

 
Questa mattina la stampa locale ha riportato la notizia di alcune pecore ritrovate morte nella Riserva regionale del Borsacchio.
È necessario che la ASL e gli altri organismi competenti procedano rapidamente alle dovute verifiche per capire la ragione dei decessi e se questi siano imputabili a lupi o a cani rinselvatichiti o ad altre cause ancora perché la gestione faunistica non può essere improvvisata e prima di giungere alle conclusioni si deve accertare quanto è accaduto.
Purtroppo per la Riserva regionale del Borsacchio si paga l’immobilismo del Comune di Roseto degli Abruzzi che dal 2005 non ha voluto creare l’organo di gestione della riserva né adottare il Piano di assetto naturalistico previsto dalla legge istitutiva della riserva. Questo fa sì che non vi è alcuna pianificazione e programmazione di attività di monitoraggio e ricerca sulle specie presenti, né di tutela e valorizzazione delle attività compatibili all’interno dell’area protetta (come la pastorizia), al di là delle azioni di sensibilizzazione e promozione dei volontari che però non possono sostituirsi alle istituzioni.
In ogni caso, qualora si verificasse che si tratta realmente di lupi, possono essere messi in atto sistemi di prevenzione che consentono la convivenza tra questo predatore – peraltro fondamentale per riequilibrare la presenza di cinghiali e altri ungulati – e le attività agrosilvopastorali.
Il lupo si sta effettivamente espandendo in maniera spontanea su tutto l’Appennino centrale ed è normale che sia presente all’interno di aree naturali protette, come la Riserva del Borsacchio, che vengono istituite proprio per difendere le specie animali e vegetali, ad iniziare da quelle protette come il lupo. Catturare e spostare questi animali nei “luoghi di montagna” come è stato ipotizzato, oltre che vietato dalla legge, è del tutto inutile perché l’areale è ormai questo e il lupo ben presto tornerebbe nell’area.
Meglio affrontare il problema in maniera scientifica seguendo l’esempio di tante altre aree protette, ad iniziare dalla vicina Oasi WWF Riserva regionale dei Calanchi di Atri. Innanzitutto va garantita la rapida e puntuale verifica da parte di personale veterinario specializzato della ASL ogni qual volta si registrano casi del genere. In secondo luogo, se viene riscontrata la presenza di lupi, non ci sono motivi di preoccupazione perché, da un lato, non si registrano in Italia episodi di aggressione all’uomo da parte del lupo, dall’altro, possono essere messi in atto sistemi di prevenzione come i cani pastori e i recinti elettrificati che consentono di salvaguardare le pecore in maniera semplice ed efficace. Da ultimo, qualora si dovessero verificare ugualmente delle perdite vanno garantiti rimborsi rapidi da parte della Regione.
Come WWF siamo disponibili da subito ad avviare sul territorio della Riserva del Borsacchio momenti formativi sulla gestione della fauna così come avviene in tante altre realtà dove si sta garantendo la convivenza tra attività umane e presenze faunistiche.

6.1.20

Giovedì 9 gennaio il caso Wash torna al Comitato VIA


Giovedì 9 gennaio il caso della realizzazione di una piattaforma per il trattamento di rifiuti liquidi a Nereto avanzata dalla Ditta Wash torna al Comitato VIA della Regione Abruzzo.
Contro questo progetto si stanno pronunciando tantissimi cittadini riuniti anche in comitati, associazioni ambientaliste, associazioni di categoria ed enti locali.
Durante la conferenza dei servizi del 20 dicembre scorso, il Comune di Nereto, rappresentato dal sindaco e dai suoi tecnici, aveva evidenziato tutte le problematiche del procedimento seguito e dell’impatto ambientale, ribadendo la contrarietà dell’Amministrazione Comunale alla realizzazione dell’impianto.
Tutta la situazione autorizzativa appare estremamente problematica.
Parallelamente alla procedura VIA relativa all’apertura dell’impianto di trattamento rifiuti liquidi non pericolosi era stata convocata dal Genio Civile di Teramo una conferenza dei servizi per la sanatoria della domanda di concessione per il prelievo di acqua per un impianto esistente di lavanderia industriale (che quindi avrebbe operato senza tutte le necessarie autorizzazioni).
Il Servizio Valutazioni Ambientali della Regione aveva deciso di unire le due procedure nel Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), ma il Genio Civile di Teramo aveva dichiarato che non si sarebbe potuto inserire la propria procedura nel PAUR, provocando così la marcia indietro della Regione che ha rinviato, in autotutela, i verbali delle due conferenze al Comitato VIA regionale. Durante la conferenza del 20 dicembre scorso era stato poi richiesto un sopralluogo presso l’impianto esistente che è stato poi effettuato il 27 dicembre.
La procedura, quindi, appare sempre più confusa nonostante sia stata avviata nel 2017!
Dal punto di vista ambientale il WWF ribadisce come l’area del bacino del torrente Vibrata vada bonificata e non gravata da ulteriori impianti industriali.
Il “Piano di Tutela delle Acque” regionale classifica lo stato ecologico del bacino del Vibrata come “cattivo”. Del resto sono numerose le pressioni esistenti: ne sono state riscontrate ben 19, tra cui le prevalenti sono i depuratori di acque reflue urbane, i siti industriali abbandonati, i prelievi ad uso industriali, l’abbandono di rifiuti, le discariche da sottoporre a bonifiche e quelle con superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione. Non a caso nel Piano per il Vibrata si può leggere: “il corpo idrico presenta criticità nel tratto a monte, dovuta ad una scarsa portata idrica per più periodi durante l'anno in cui la portata del fiume è data solamente dallo scarico dell’impianto di S.Egidio (conforme). Si tratta di un corpo idrico con delle pressioni antropiche elevatissime rispetto alla portata dello stesso e alla capacità autodepurativa. Il carico di reflui urbani è elevatissimo e costituisce l'intera portata del corpo idrico. Anche le pressioni agricole sono notevoli e l’area è una Zona Vulnerabile da Nitrati di origine agricola”. Ulteriori studi evidenziano problematiche nella falda, nelle acque superficiali e in tutta la piana del Vibrata.
Il WWF ritiene che non ci siano le condizioni per autorizzare nuovi impianti lungo il torrente Vibrata e che vadano messe in atto tutte le azioni per il risanamento dell’area a partire dalla rinaturalizzazione del corso d’acqua.

Volontari al lavoro per la Riserva del Borsacchio

Siamo stati in tanti a dedicare una mattinata alla pulizia della Riserva regionale del Borsacchio. Una bella esperienza di volontariato e impegno sociale.



















3.1.20

Domani "Puliamo noi" alla Riserva regionale del Borsacchio


Il 2020 non poteva iniziare in modo diverso per la Riserva regionale del Borsacchio a Roseto Degli Abruzzi.
Dopo le grandi piogge e le mareggiate la spiaggia è stata invasa dai rifiuti, in particolare dalla plastica.
L'Associazione Guide del Borsacchio e il WWF Teramo hanno organizzato una giornata di pulizia della spiaggia a mano. Un evento importante, inserito in un piano nazionale di volontariato per la riduzione delle plastiche del WWF e organizzato in collaborazione con le grandi associazioni ambientaliste e le associazioni locali.
Il raduno è alle 9.45 a Roseto in via Makarska al Lido D’Abruzzo.
Verranno distribuiti guanti e buste ai partecipanti. Consigliamo di portare guanti robusti e buste extra da casa.
Serve l’aiuti di tutti. Il lavoro da fare è tanto. Invitiamo quindi tutti ad unirsi e stare insieme una mattina per dare un segnale di speranza e di rispetto per l’ambiente.
Trovate l'evento Facebook qui. Diffondete, grazie!