Enrico Borghi, relatore alla Camera sulla riforma della legge quadro sulle aree protette |
Con il voto di ieri la Camera, non solo ha scelto di snaturare i Parchi Nazionali, ma ha portato indietro di quarant’anni la legislazione di salvaguardia della Natura: le nomine di presidenti e direttori saranno condizionate da logiche politiche e interessi locali; sarà più facile l’ingresso di cacciatori nei parchi; si introduce un sistema di royalty una tantum per cui non solo «se paghi, puoi inquinare», ma se inquini lo fai a prezzo di saldo; si introduce il rischio di aprire un varco alle trivellazioni anche in aree protette.
Questa legge è riuscita, in un periodo di grande instabilità politica, nell’impossibile compito di mettere d’accordo gran parte delle forze politiche; quelle stesse forze politiche che hanno fatto abortire la legge elettorale ai primissimi emendamenti: evidentemente le aree protette sono considerate così irrilevanti da non meritare i necessari approfondimenti e l’attenzione che si dovrebbe ai tesori di natura italiani.
Con 249, 115 no e 32 astenuti la Camera ha deciso di considerare il Capitale Naturale, che le nostre Aree Protette custodiscono, come una merce di scambio da mettere in mano ai poteri di parte e locali invece che un bene comune che appartiene a tutti i cittadini.
Ha considerato le Aree Marine Protette che proteggono il mare di un Paese con 8mila chilometri di costa come delle “cenerentole” che non hanno diritto né alle risorse né ad un’organizzazione lontanamente paragonabile a quelle dei Parchi terrestri.
Ha precluso la strada, in modo pressoché definitivo, all’istituzione del Parco Nazionale del Delta del Po, nonostante quest’area nel 2015 abbia ricevuto il riconoscimento internazionale quale Area MaB (Man and the Biosphere Programme) UNESCO.
Per mesi il WWF ha chiesto alla Camera di correggere o abbandonare una legge cucita su misura dei portatori di interessi locali, con proposte di assoluto buonsenso come i concorsi per titoli ed esami per i direttori dei parchi.
Ha precluso la strada, in modo pressoché definitivo, all’istituzione del Parco Nazionale del Delta del Po, nonostante quest’area nel 2015 abbia ricevuto il riconoscimento internazionale quale Area MaB (Man and the Biosphere Programme) UNESCO.
Per mesi il WWF ha chiesto alla Camera di correggere o abbandonare una legge cucita su misura dei portatori di interessi locali, con proposte di assoluto buonsenso come i concorsi per titoli ed esami per i direttori dei parchi.
Per mesi il WWF ha chiesto un progetto di visione per le Aree Protette: un progetto per i prossimi 30 anni, invece di una contro-riforma contestata da tutte le associazioni ambientaliste e da numerosi esponenti della scienza e della società civile.
Quella a cui la Camera ha dato il via libera è una legge che peggiora la situazione delle nostre aree protette: non solo lo Stato fa un passo indietro nella conservazione, ma si apre la strada a una miriade di interessi localistici. Per questa ragione la mobilitazione contro lo snatura Parchi per il WWF continuerà al Senato dove questo provvedimento dovrà avere il via libera definitivo.
Quella a cui la Camera ha dato il via libera è una legge che peggiora la situazione delle nostre aree protette: non solo lo Stato fa un passo indietro nella conservazione, ma si apre la strada a una miriade di interessi localistici. Per questa ragione la mobilitazione contro lo snatura Parchi per il WWF continuerà al Senato dove questo provvedimento dovrà avere il via libera definitivo.