21.10.15

Liberare l'ARTA dalle spartizioni partitocratiche

Gli ultimi avvenimenti, e in particolare l’incendio di rifiuti di fine giugno in località Contrada  Sant’Antonio di Chieti e le polemiche connesse all’inquinamento a Pescara e Francavilla al Mare delle acque da balneazione dell’estate appena trascorsa, hanno un comune denominatore: la mancanza di fiducia da parte dei cittadini nei confronti dell’ARTA la cui reputazione come ente tecnico di controllo è fortemente minata dalla sua gestione “politica”.
Proprio questo tipo di gestione rende, ad esempio, anomala e difficilmente comprensibile l’azione disciplinare portata avanti dalla direzione dell’Agenzia nei confronti di un proprio funzionario accusato di violazione del codice etico per aver “rivelato” un dato più che evidente e che peraltro dovrebbe essere pubblico per legge: il cattivo funzionamento di un depuratore.
Il fatto che il direttore generale dell’ARTA, la cui denominazione per esteso è Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale, sia sempre stato un uomo di partito, scelto dai partiti, senza alcun riguardo per le competenze specifiche nel settore, ha negli anni fortemente minato la fiducia nei confronti di questa istituzione.
La legge istitutiva dell’Agenzia, legge regionale 29 luglio 1998, n. 64, prevede (art. 10, comma 3): “Il Direttore generale è nominato dalla Giunta regionale previa pubblicazione del relativo avviso pubblico sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo e sul sito web istituzionale della Regione, preceduta da una valutazione comparativa tra i curricula dei candidati, adeguata motivazione sui criteri e sulle ragioni della scelta operata”.
Nella realtà dei fatti la scelta, sino a oggi, è sempre stata operata con criteri e motivazioni politiche e non tecniche, e quindi con una sostanziale presa in giro nei confronti di quei candidati ignari che hanno con speranza inviato il proprio curriculum.
“L’Agenzia regionale – spiega Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo – sembra  essere trattata come un assessorato, da assegnare a uno dei partiti della coalizione o vicino che si è imposta nelle elezioni, o almeno sino a oggi è apparso così. Capita anzi che si legga sui giornali il  resoconto di probabili trattative tra i vari gruppi politici che si concludono con una designazione.
Anche la direzione dell’ARTA risulterebbe non esente da questa logica, anche se poi ci si ricorda,  finalmente, delle norme di legge, viene pubblicato l’avviso, si chiedono i curricula, ecc.”.
“Lasciando per ora da parte – aggiunge il delegato Abruzzo del WWF Italia Luciano Di Tizio – l’offesa grave a danno dei tanti giovani abruzzesi con qualificati curricula che vengono letteralmente presi in giro da simili procedure, noi diciamo che è ora di finirla con la partitocrazia e di voltare definitivamente pagina”.
WWF e Legambiente chiedono alla Regione e per essa al Consiglio regionale e a tutti i gruppi  politici in esso rappresentati, al Presidente della Giunta e all’intero governo abruzzese di azzerare gli attuali vertici dell’ARTA e di indire un vero concorso a livello europeo, pubblico e trasparente, per la scelta di dirigenti del tutto estranei alla politica locale, con adeguata preparazione tecnica e curricula a tema, al fine di restituire all’Azienda il proprio ruolo di verifica e di controllo, da espletare in assoluta indipendenza a esclusiva garanzia dei cittadini e della tutela dell’ambiente.
“Non sarà semplice – sottolinea Di Marco – ridare fiducia alla cittadinanza, ma è un dovere farlo e  prima si comincia, prima si avranno risultati”.
“L’obiettivo – conclude Di Tizio – dev’essere quello di restituire credibilità all’Azienda. Il fatto che  oggi gruppi di cittadini ritengano necessario autotassarsi, com’è successo ad esempio per l’incendio  di Colle Sant’Antonio, per commissionare analisi ad altri laboratori è una gravissima sconfitta dell’ARTA e della politica regionale. È ora di prenderne atto e di porre finalmente rimedio a una situazione divenuta insostenibile”.