31.10.15

Il WWF ricorre al TAR contro Ombrina


La battaglia contro Ombrina Mare, un progetto devastante per il mare Adriatico e per l’economia dei territori, prosegue anche attraverso le vie giudiziarie. "Lo avevamo annunciato – spiega il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – e lo abbiamo fatto: il WWF ha presentato un ricorso al TAR Lazio nel quale chiede l’annullamento, previa sospensiva, del decreto ministeriale n. 172 del 7 agosto scorso, quello che nei fatti apre la strada alla realizzazione di un impianto petrolifero osteggiato dalla stragrande maggioranza degli abruzzesi, e della Autorizzazione Integrata Ambientale per l’esercizio della piattaforma “Ombrina Mare”. Il ricorso è stato depositato ieri dall’avvocato Francesco Paolo Febbo che ha “sfruttato” anche l'eccellente lavoro elaborato in sede di osservazioni dal gruppo scientifico con cui la nostra associazione si onora ormai da anni di collaborare".
Nel corposo ricorso, articolato in diversi punti, l’avvocato Febbo ha ripercorso l'intero iter, partito nel 2009, rilevando non poche incongruenze nella procedura amministrativa. Ad esempio appare del tutto al di fuori delle normative vigenti lo stato di “limbo” nel quale la procedura è stata lasciata per due anni all’indomani del primo parere del 2010, che era stato, lo ricordiamo, negativo con preavviso di rigetto. A quel punto la ditta proponente, allora Medoil, avrebbe dovuto presentare una istanza ex novo, se ancora interessata. Invece dopo il cosiddetto decreto Passera, c’è stato assurdamente il riavvio del procedimento di valutazione come se nulla fosse, ignorando il tempo trascorso.
"Non entro nei dettagli del ricorso che – spiega l’avvocato del WWF Francesco Paolo Febbo – spetterà solo ai giudici valutare. Posso solo dire che dal nostro punto di vista le incongruenze sono diverse e le abbiamo puntualmente illustrate, con svariati riferimenti alla normativa e alla giurisprudenza".
Uno dei punti affrontati è quello relativo a una non adeguata valutazione della dispersione degli inquinanti, che la Commissione di Valutazione Ministeriale non ha preso in considerazione. "Le stime della ex Medoil, ora Rockhopper, sono estremamente criticabili sia sul piano pratico che su quello scientifico e si tratta – sottolinea la referente energia del WWF Abruzzo Fabrizia Arduini – di un elemento di una certa gravità poiché a ridosso dell’area interessata dall’insediamento petrolifero ci sono 2 SIC - Siti di Interesse Comunitario - di cui uno a poche miglia, il Fosso delle Farfalle che sviluppa il suo territorio tra San Vito Chietino e Rocca San Giovanni. Secondo la legislazione vigente sarebbe occorsa una valutazione di incidenza, la cosiddetta VINCA, che invece non c’è stata".
Non va dimenticata in proposito la presenza sulla costa di svariati vincoli di tutela, compreso il Parco nazionale della Costa Teatina che, per quanto tuttora non definito da una perimetrazione, di fatto esiste, come ha sottolineato lo stesso TAR Lazio nella sentenza relativa al ricorso della Rockhopper teso a evitare la preventiva procedura AIA - Autorizzazione Integrata Ambientale - richiesta dal Ministero dell'Ambiente.
"Nel ricorso – conclude Dante Caserta – sono stati toccati altri e svariati punti. L’intera procedura appare come una forzatura nella quale si è assurdamente lasciato alle numerose integrazioni e indicazioni richieste dal Ministero il compito di sanare aspetti progettuali che avrebbero dovuto essere invece valutati nelle fasi preliminari. E in ogni caso resta irrisolto il nodo più importante, che è quello politico: Ombrina Mare rappresenta un antidemocratico tentativo di imporre a un territorio e a migliaia di cittadini una scelta maturata altrove e del tutto contraria alla strada che gli abruzzesi vorrebbero vedere tracciata per il loro futuro, come hanno dimostrato decine di volte in questi anni anche con clamorose manifestazioni di piazza".