19.11.14

Stop ai crimini di natura: già 55.000 italiani appoggiano la proposta del WWF


Porta la firma di oltre 55mila cittadini che hanno sottoscritto on-line (change.org) la richiesta che il WWF sta avanzando in questi giorni al Parlamento per chiedere l’introduzione del nuovo “delitto di uccisione di specie selvatica protetta” (punito sinora con una semplice contravvenzione) nel Codice Penale e per il mantenimento e rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato, quale forza autonoma di polizia specializzata in campo ambientale.
Sono questi i due elementi portanti del pacchetto di proposte legislative elaborate nell’ambito della Campagna WWF “Stop ai crimini di natura in Italia” che, se approvate, doterebbero lo Stato italiano e le forze dell’ordine di strumenti legislativi e repressivi in grado di mettere fine allo sconcio di chi, di fatto, impunemente può uccidere un orso, un lupo, una cicogna, una foca monaca, animali sulla carta “super protetti” delle normative comunitarie e internazionali.
Rispetto al ‘valore’ di queste specie le norme in vigore prevedono infatti sanzioni blande che non svolgono alcuna funzione di prevenzione né di deterrenza. È per questo che il WWF in questi giorni ha avviato contatti in Parlamento sulla base di una proposta innovativa di modifica del Codice Penale per eliminare questo paradosso, introducendo la categoria giuridica di "fauna selvatica protetta" da tutelare con specifiche figure delittuose (anziché mere contravvenzioni oggi in vigore) per contrastare con strumenti giuridici più adeguati (allungamento del termine di prescrizione, strumenti di indagine più adeguati, ad esempio intercettazioni) un fenomeno che in Italia registra una violazione in materia di tutela ambientale ogni 43 minuti e dove i reati contro la fauna selvatica protetta rappresentano il 22% del totale del reati ambientali.
A titolo di esempio: chi abbatte un orso, una delle specie simbolo della nostra fauna, con la normativa attuale rischia un arresto da tre mesi ad un anno e l’ammenda da 1.032 a 6.197 euro.
Se venisse approvata la proposta WWF il reato non verrebbe punito più con una semplice contravvenzione, ma si configurerebbe come un vero e proprio delitto e la sanzione della reclusione sarebbe da 6 mesi a 3 anni.
L’orso è una delle specie che ha sofferto in questi ultimi anni di una vera e propria recrudescenza di atti di bracconaggio con circa 13 orsi morti dal 2010 nell’Appennino per cause antropiche, bracconaggio, malattie infettive, veleno e altre cause non ancora evidenziate. Un danno enorme visto che la popolazione conta complessivamente 100-110 esemplari suddivisi tra Alpi e Appennino e per la quale l’84% della mortalità è dovuta al prelievo illegale o accidentale da parte dell’uomo. E simili situazioni riguardano molte altre specie protette come lupi, rapaci, uccelli migratori, ecc.
La proposta legislativa del WWF è uno dei passaggi della Campagna Crimini di Natura lanciata ad ottobre e per la quale si chiede il sostegno di tutti: l’invito è quello di aiutare le centinaia di Guardie e volontari del WWF, attivi in Italia e nel mondo, per dotarle di attrezzature tecnologiche, medicine, fuoristrada, gps, camera-traps, binocoli, radiotrasmittenti ed altri equipaggiamenti indispensabili a monitorare il territorio per sorprendere bracconieri e trafficanti.
Sul sito www.wwf.it/criminidinatura chiunque può informarsi sul fenomeno, sostenere la campagna del WWF con una donazione libera, diffondere a sua volta le informazioni e sottoscrivere la petizione “Sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche”.

LA PROPOSTA DEL WWF
Il pacchetto legislativo contro i Crimini di Natura proposto dal WWF prevede:
1) una proposta di legge con modifiche puntuali a 3 articoli del codice penale (544-bis, 544-ter e 733-bis) ed alle disposizioni sanzionatorie della legge quadro sulla protezione della fauna selvatica (art. 30 della legge n. 157/1992) per portare sino a 27 mesi il massimo della pena prevista per l’uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, nonché prevedendo l’aumento della sanzione penale per chi cattura e detiene illegalmente o maltratta animali selvatici protetti;
2) un emendamento al disegno di legge governativo sulla “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” con il quale si chiede di mantenere in capo al Corpo Forestale dello Stato, quale forza di polizia autonoma, specializzata in campo ambientale le importanti competenze esercitate dal CFS nel contrasto al commercio illegale internazionale di specie protette (Convenzione di Washington), di vigilanza nelle aree protette nazionali e di prevenzione e pronto intervento a contrasto degli incendi boschivi, di gestione delle riserve naturali dello Stato.
La proposta è stata costruita entro il perimetro del codice penale il quale contempla, fino ad oggi, il generale reato di “Uccisione di animali” (art. 544 bis) e di “Maltrattamenti di animali” (art. 544 ter). Per un’esigenza di armonizzazione del sistema si è intervenuto sulla c.d. legge sulla caccia (legge n. 157/1992) esclusivamente per evitare che, secondo le regole di interpretazione della legge penale, si continuasse ad applicare quest’ultima che prevede, in merito all’ipotesi dell’abbattimento degli animali da essa previsti e tutelati (es: orso, lupo, aquila reale) pene meno severe.
È bene ricordare che l’Italia ha una grande responsabilità sulla tutela della biodiversità essendo il Paese in Europa più “ricco” con oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, su di una superficie di circa 1/30 di quella del continente. Alcune specie simbolo del nostro Paese hanno visto un miglioramento nel loro status, ma si stima che il 31% dei vertebrati in Italia sia tuttora a rischio estinzione. L’Italia è anche il crocevia di traffici illeciti internazionali di prodotti derivati dalle specie protette: un commercio illegale di risorse naturali che vale su scala globale 23 miliardi di dollari e costituisce una fonte di finanziamento per “trafficanti di specie” che alimentano il mercato nero di droghe e armi e la tratta di essere umani.