4.10.21

Salvafratino Abruzzo 2021: segnali positivi, ma permangono tanti problemi

Foto Davide Ferretti

Questa mattina presso la sede della Direzione Marittima – Guardia Costiera di Pescara sono stati presentati i risultati del Progetto “Salvafratino Abruzzo” per la stagione 2021 alla presenza del Direttore Marittimo di Pescara - Capitano di vascello (CP) Salvatore Minervino, del Presidente dell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” Fabiano Aretusi e del Vicepresidente del WWF Italia Dante Caserta.
Il “Salvafratino Abruzzo” è un progetto di volontariato, promosso dall’AMP “Torre del Cerrano” e dal WWF Abruzzo per la tutela del Fratino, grazie anche al coinvolgimento di associazioni, comitati locali e singoli volontari, e consente da alcuni anni di monitorare la specie durante la fase di nidificazione in Abruzzo.
I dati, come per gli anni scorsi, sono approssimati per difetto perché non tutti i nidi possono essere individuati, ma forniscono comunque un trend che non si discosta dal passato e continua a sollevare preoccupazione per il futuro della specie.
In totale i nidi osservati nella presente stagione sono stati 53, in crescita rispetto alla precedente annualità quando ne erano stati monitorati 43 e hanno uguagliato il record degli ultimi anni registrato nel 2017.
Nel dettaglio, sono stati individuati:
    4 nidi ad Alba Adriatica;
    3 nidi a Tortoreto;
    5 nidi a Giulianova;
    13 nidi a Roseto degli Abruzzi, di cui 12 nella Riserva del Borsacchio;
    12 nidi a Pineto-Silvi, di cui 9 nell’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”;
    14 nidi a Ortona;
    1 nido a Vasto nella Riserva di Marina di Vasto;
    1 nido a San Salvo, nel Biotopo costiero.

La Riserva regionale del Borsacchio a Roseto degli Abruzzi, l’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” e la zona Foro di Ortona si confermano siti fondamentali per la nidificazione, ospitando poco meno dei 4/5 dei Fratini presenti in Abruzzo: su questi siti vanno quindi attuate attente politiche di salvaguardia.
Si conferma anche l’importanza delle aree naturali protette dove si registra una densità di nidi per km lineare più alta che al di fuori.
Il successo riproduttivo, cioè la percentuale dei nidi che riesce ad andare a buon fine e garantire la schiusa delle uova e la nascita dei pulli, appare invece in leggera diminuzione rispetto all’annualità precedente. Esclusi i nidi individuati nella zona di Ortona, di cui non è stato possibile elaborare i dati con sufficiente certezza.
La situazione, come nel resto d’Italia, continua quindi ad essere problematica. Persistono tuttora troppe minacce per la specie che portano alla perdita e all’abbandono dei nidi. Sicuramente ci sono cause naturali come mareggiate o predazione da parte di volpi, corvidi e serpenti, ma alcune attività legate all’uomo come la pulizia delle spiagge con mezzi meccanici, la presenza di cani a gatti vaganti sul litorale, l’eccessiva frequentazione di alcune aree o veri e propri atti di vandalismo continuano ad essere i principali nemici del Fratino. E se sulle predazioni naturali è difficile intervenire, sulle attività legate all’azione dell’uomo è sicuramente possibile farlo.
Si conferma il ruolo fondamentale dei volontari nella tutela di questa specie: messo in rete con le istituzioni, le aree protette e la Guardia costiera (con la quale si è sempre più consolidata la collaborazione grazie alla Direzione Marittima e ai Comandi presenti nel territorio), il volontariato consente una presenza costante e una buona capacità di intervento rapido. Oltre al monitoraggio dei nidi, sono state tante le attività svolte a partire da marzo fino a tutto agosto: si è iniziato con tre webinar di formazione sul Fratino e il suo habitat per proseguire con giornate di pulizia a mano delle spiagge, attività di educazione ambientale, incontri con amministrazioni e operatori economici, distribuzione di materiale informativo, campagne di sensibilizzazione, creazione di nuove piccole aree destinate alla tutela come l’Oasi del Fratino e della Camomilla di mare nata a Giulianova (TE) grazie all’Amministrazione comunale che ha risposto positivamente alla proposta formulata dai volontari del WWF e del Progetto Salvafratino. Fondamentale anche l’analisi dei dati delle nidificazioni degli ultimi anni che ha portato a un primo studio sulle aree maggiormente vocate alla presenza del Fratino realizzato su incarico dell’Area Marina Protetta “Torre di Cerrano”.
Anche l’esperienza della stagione 2021 ha dunque confermato quanto il lavorare in sinergia sia importante per la tutela di una specie che vive in aree spesso molto antropizzate e frequentate.
È necessario programmare in maniera diversa gli interventi da effettuare sul litorale come, ad esempio, le nuove concessioni balneari, la delimitazione della fascia dunale, la regolamentazione della fruizione dell’ambiente costiero, le pulizie delle spiagge che le amministrazioni locali devono svolgere in modo compatibile con la presenza del Fratino, rinunciando all’uso di mezzi meccanici o svolgendole al di fuori del periodo riproduttivo. E proprio per questo tra le tante attività svolte c’è stata anche l’individuazione di una prima procedura per il monitoraggio e la gestione dei nidi cui sono seguiti due incontri con i comuni costieri e le varie Capitanerie di Porto. È ora importante che questa procedura sia acquisita da tutte le istituzioni che operano sulla costa così da avere comportamenti certi, standardizzati e confrontabili.
Le attività del Progetto Salvafratino Abruzzo 2021 sono state possibili grazie all’azione di varie associazioni e comitati, coordinati da Fabiola Carusi, referente del Progetto del WWF Abruzzo e responsabile regionale del Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino: Associazione Guide del Borsacchio, Associazione Guide del Cerrano, Comitato Nazionale per la Conservazione del Fratino, Coop. Clematis, Coop. COGECSTRE, Istituto Abruzzese Aree Protette, Lega Navale di Pescara, Legambiente Abruzzo, LIPU Abruzzo, Nucleo di vigilanza volontaria del WWF Abruzzo, Pronatura Abruzzo, WWF Chieti-Pescara, WWF Teramo, WWF Zona Frentana e Costa Teatina… e tanti altri singoli volontari che hanno dato il proprio contributo per la salvaguardia di questo simbolo della nostra costa.