Venerdì scorso, il Consiglio di Stato ha emesso, dietro ricorso di alcune associazioni venatorie e della Regione Abruzzo, una ordinanza che, nella sostanza, conferma quanto già disposto dai giudici del TAR di Pescara. Nel dettaglio seppure vengono concessi 10 giorni di caccia in più a gennaio ai turdidi (tordo bottaccio, tordo sassello e cesena), viene confermato che la caccia alla specie beccaccia non può essere consentita oltre il 31 dicembre e che quella ai turdidi non può in ogni caso andare oltre il 10 gennaio.
A costringere il WWF a opporsi era stato il calendario della Regione Abruzzo che consentiva invece di cacciarle fino al 19 gennaio. Per questo l’associazione ambientalista aveva presentato ricorso ai giudici del TAR per riportare il calendario nella legalità, fermando la pre-apertura e impedendo l’estensione del periodo di caccia ad alcune specie.
Dichiara Claudio Allegrino, coordinatore regionale delle guardie ambientali WWF: “La Regione emani ora un nuovo calendario con le modifiche confermate dal Consiglio di Stato e informi debitamente i cacciatori abruzzesi affinché non vadano a caccia con le regole ritenute illegittime dai giudici”.
“Risulta davvero incomprensibile - aggiunge l’avv. Michele Pezone che ha difeso le posizioni del WWF - il tono trionfalistico usato a commento dell’ordinanza dai difensori delle associazioni venatorie che hanno proposto l’appello cautelare. Il Consiglio di Stato ha infatti confermato la statuizione del Tar Abruzzo sulla chiusura della caccia alla beccaccia al 31 dicembre anziché al 19 gennaio, e ha prolungato il periodo di caccia per il tordo bottaccio, sassello e cesena solo fino al 10 gennaio e non al 19 come richiesto dalle associazioni venatorie. Di fatto l’ordinanza del TAR Abruzzo ha ampiamente retto al vaglio del Consiglio di Stato”.
“L’ennesima sconfitta delle associazioni venatorie e della Regione Abruzzo - conclude Luciano Di Tizio, Delegato regionale del WWF Abruzzo - dovrebbe far riflette la politica regionale sulla inaccettabile gestione della fauna selvatica che ha contrassegnato le due ultime legislature. L’unica preoccupazione dei nostri amministratori è stata quella di consentire la caccia a sempre più specie e allungare quanto più possibile il periodo venatorio. Una posizione assurda, irrispettosa delle norme di legge, non condivisa nemmeno dalla parte più attenta del mondo venatorio, e inevitabilmente soggetta alla bocciatura della magistratura. Ci auguriamo che la Regione cambi finalmente passo, nell’interesse di tutti e in particolare della fauna selvatica che è, non ci stancheremo mai di ripeterlo, patrimonio della collettività dei cittadini e non trastullo della piccola minoranza dei cacciatori”.