28.7.16

Dall’Ipogeo al verde pensile


Al centro di Piazza Garibaldi a Teramo, dove fino a quale anno fa campeggiava una grande scultura in metallo a forma di sfera, è in fase di completamento l’Ipogeo, una struttura parzialmente interrata destinata a ospitare eventi di carattere culturale.
La sua realizzazione ha suscitato molte polemiche soprattutto per la forma della copertura che a qualcuno ha ricordato l’apertura di una scatola di pelati. Con il passare del tempo la sua sagoma è però diventata parte integrale del paesaggio urbano e passa inosservata.
Tralasciando la valenza architettonica e l’utilità della struttura per la collettività cittadina, c’è un particolare che è passato inosservato, ma che merita un approfondimento con un’ottica ambientalista.
Sopra la copertura in metallo è stato realizzato un giardino pensile, cioè una copertura edilizia orizzontale costituita da più strati di materiali per realizzare installazioni vegetali su superfici non in contatto con il suolo, quale parte integrante dell’edificio stesso.
L’uso di ricoprire le abitazione di terra e verde non è un’invenzione dei nostri giorni e ha origine in tempi molto lontani. Tutti abbiamo studiato a scuola, fin dalle elementari, i giardini pensili che adornavano la città di Babilonia. E anche in seguito si è seguitato a utilizzare zolle erbose per ricoprire i tetti delle abitazioni, dalle ville romane alle più umili case in legno dell’Islanda, della Norvegia e di altre regioni del mondo.
E guardando attentamente anche nella nostra città si può vedere che qualcosa è stato realizzato. Se dal ponte San Gabriele ci si affaccia verso nord, si può osservare che il parcheggio sottostante è stato coperto (anche se solo parzialmente e con scarsi risultati) con uno strato di verde.
 
 
Forse qualcuno si chiederà per quale bizzarro motivo collocare sopra un edificio uno strato di terra e farci crescere delle piante, considerato che spesso dalla strada non si scorge nemmeno.
A questo proposito occorre brevemente ricordare che una parte dei processi di degradazione microclimatica del nostro ambiente cittadino è causata dalla impermeabilizzazione del suolo. Le superfici così trattate provocano un riscaldamento della massa d’aria sovrastante. Come diretta conseguenza ciò provoca un aumento delle temperature nelle nostre città, venendo a mancare l’effetto mitigatorio della vegetazione. Inoltre, essendo stata ridotta la naturale infiltrazione attraverso il suolo, le acque meteoriche defluiscono velocemente sulle superfici coperte di tetti e strade cittadine confluendo in canalizzazioni e sistemi di smaltimento. Nel caso in cui le precipitazioni siano particolarmente violente e concentrate (come accede sempre più spesso negli ultimi anni) ciò può provocare notevoli danni. In questo quadro le coperture a verde degli edifici cittadini possono rappresentare utili strumenti di mitigazione e compensazione ambientale per il contesto urbano.
Di seguito si riassumono brevemente i principali aspetti positivi di tale pratica.
 
 
La copertura a verde:
  • grazie alla capacità di ritenzione idrica, può ritardare il deflusso delle acque meteoriche verso i corpi idrici di ricezione contribuendo efficacemente a contenere la necessità del loro ridimensionamento. In funzione del tipo e dello spessore della stratificazione e della tipologia di vegetazione, possono essere ridotti gli effetti degli eventi di piena, dato che il ritardo nel deflusso, in occasione di forti acquazzoni, procura un rilevante alleggerimento dei sistemi di fognatura nelle fasi critiche;
  • trattiene e accumula l’acqua piovana restituendola all’ambiente per evapo-traspirazione. Attraverso questo processo l’aria diviene più umida e, rinfrescandosi, può ridurre la percezione di aria asciutta e polverosa caratteristica delle isole di calore negli insediamenti urbani;
  • grazie allo spessore di terra, fornisce prestazioni di isolamento termico in inverno e di raffrescamento passivo in estate: in questo modo si ottiene, all’interno degli edifici, un ambiente caldo nei mesi invernali e fresco in quelli estivi;
  • fissa le polveri sottili che vengono sottratte all’atmosfera grazie alla vegetazione che eleva l’umidità dell’aria e riduce la velocità del vento;
  • compensa (anche se parzialmente) la cementificazione legata alle attività costruttive;
  • crea nuovi ambienti di vita per la fauna e per la flora: il ridotto intervento umano richiesto per la manutenzione favorisce uno sviluppo naturale della vegetazione;
  • aumenta la qualità di vita (soprattutto con inverdimenti visibili o fruibili) grazie all’effetto tranquillizzante ingenerato dalle superfici a verde;
  • migliora la qualità di percezione visiva degli insediamenti e del paesaggio (aumento delle superfici a verde, migliore integrazione degli edifici nel territorio).
Il verde pensile, pertanto, può costituire un importante strumento per la riqualificazione della città, soprattutto se gli edifici realizzati con questa copertura diventeranno sempre più numerosi e non rappresenteranno un caso isolato. In questo senso, la soluzione adottata presso l’Ipogeo può essere un esempio da non guardare solo come qualcosa di originale, ma può essere riproposta su altri immobili di proprietà pubblica, facendo da stimolo per interventi di privati cittadini per il miglioramento della qualità della vita cittadina.
Il patrimonio immobiliare del Comune di Teramo è costituito da edifici di diverse tipologie edilizie. Tra gli Anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso furono realizzati molte strutture destinate a asili nido, scuole elementari e medie. Nella maggioranza dei casi la copertura venne realizzata mediante un lastrico solare, una situazione favorevole per dotare almeno una parte degli edifici menzionati di coperture verdi: e nel caso specifico, vista la loro destinazione, tra i vantaggi sopra elencati si può aggiungere l’importante opportunità di utilizzare la copertura anche a fini didattici.
Per quanto poco conosciuti, anche in Italia sono stati realizzati diversi interventi con coperture a verde: impianti sportivi, parcheggi multipiano, abitazioni civili. In alcuni casi con questo sistema sono stati effettuati interventi di ricucitura del paesaggio a seguito della realizzazione di infrastrutture stradali.
 
 
Per evitare che ogni realizzazione conduca a risultati poco soddisfacenti, e soprattutto che vengano assimilate pedissequamente tecniche provenienti da altre nazioni con climi diversi dal nostro, il nostro Paese si è dotato della relativa normativa di riferimento: il Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009 “Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici e degli impianti” e la Norma UNI 11235 del 2007 “Per le buone pratiche esecutive”. Inoltre giova ricordare che la Legge 14 gennaio 2013, n. 10 “Norme per lo sviluppo di spazi verdi urbani” che all’art. 3 lett. c) auspica “un adeguamento dell'edilizia e delle infrastrutture pubbliche e scolastiche che garantisca la riqualificazione degli edifici, in coerenza con quanto previsto dagli articoli 5 e 6 della presente legge, anche attraverso il rinverdimento delle pareti e dei lastrici solari”.
A conclusione di quanto brevemente esposto esortiamo l’Amministrazione Comunale di Teramo a non considerare la realizzazione del tetto pensile di piazza Garibaldi come una realizzazione a se stante, ma un esempio da riproporre su altre strutture comunali. Inoltre, invitiamo l’Amministrazione a pubblicizzare tale iniziativa al fine di stimolare anche la realizzazione di simili interventi sulle strutture private, contribuendo a migliorare l’ambiente cittadino.