Con sconcerto apprendiamo che la Regione Abruzzo è in procinto di discutere modifiche al Disciplinare-tipo per la caccia di selezione che prevedono, nelle aree critiche di presenza della specie individuate nella Regione Abruzzo, il prolungamento dell’attività di caccia al Cinghiale anche durante la notte e il ricorso a dispositivi quali visori notturni.
La richiesta della Regione ha già ottenuto parere positivo dell’ISPRA. L’Istituto richiama l’art. 21 della L. n. 157/92 che non sancisce uno specifico divieto dell’uso di visori notturni, si tralascia di citare il precedente art. 13 della stessa legge che al comma 5 vieta tutte le armi e tutti i mezzi per l'esercizio venatorio non esplicitamente ammessi dall’articolo stesso e i visori non sono tra i mezzi citati (sul tema la Corte di Cassazione si è espressa chiaramente con la sentenza 48459/2015).
Le modifiche al disciplinare-tipo permetterebbero la caccia in orario notturno anche nella ZPE e nella ZPC del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e nei SIC con presenza dell’Orso bruno marsicano, seppur specificando in un allegato modalità operative ed eventuali limitazioni da concertare con gli Enti gestori. L’Orso bruno marsicano, com’è noto, è una sottospecie a fortissimo rischio di estinzione che la Regione Abruzzo è chiamata, insieme ad altri Enti, a tutelare, mettendo in campo tutte le azioni possibili per la sua salvaguardia. Prolungando l’attività di caccia di selezione anche nelle ore notturne, si va ad aumentare la pressione sui territori visitati da questa specie, che si muove principalmente di notte, amplificando il rischio di interferenza con le sue abitudini di vita. Inoltre, l’Orso ha un ampio areale di espansione e non è raro osservarlo, soprattutto nelle ore notturne, anche al di fuori delle aree dei SIC dove è acclarata la sua presenza e in tali zone non è prevista alcuna possibilità di limitazione dell’intervento venatorio.
Un’altra modifica che la Regione vuole inserire nel Disciplinare-tipo è l’abolizione del certificato di taratura per le carabine utilizzate nella caccia di selezione e sostituirlo con una autocertificazione. Una disposizione che ha dell’incredibile ed è estremamente pericolosa, a discapito della pubblica sicurezza. Senza il certificato di taratura rilasciato dai poligoni o dai campi di tiro non è possibile infatti assicurare la precisione del colpo sparato che potrebbe arrivare a colpire anche diversi metri lontano dall’obiettivo.
Dichiara Filomena Ricci, Delegata regionale del WWF: “Le disposizioni in materia di caccia della Regione Abruzzo ormai sono contrarie alla legge e al buon senso da diversi anni e soltanto con i ricorsi ai giudici amministrativi si riesce a ristabilire la legittimità degli atti. La Regione Abruzzo rifiuta di confrontarsi su queste tematiche con le Associazioni Ambientaliste, ci costringe di fatto alle vie giudiziarie e spreca il denaro degli abruzzesi in cause che puntualmente perde. Tra l’altro da decenni si affronta il problema cinghiali affidandosi alla caccia senza prendere atto del sostanziale fallimento di una tale scelta: i fatti e le ricerche scientifiche condotte in tutta Europa dimostrano che la caccia è uno dei principali fattori responsabili dell’aumento del numero dei cinghiali, esattamente il contrario di quello che la Regione, prona agli interessi della parte più retriva del mondo venatorio, continua a pensare”.