19.11.18

Check-up Parchi e Aree Marine Protette: dopo la diagnosi, ci vogliono le cure

 
Presentato sabato mattina a Pescara il Check-up 2018 del WWF Italia su Parchi Nazionali e Aree Marine Protette, che ha riguardato tutti i 23 Parchi Nazionali attualmente operativi e 26 Aree Marine Protette sulle 29 istituite. I risultati sono stati illustrati da Filomena Ricci, Responsabile Conservazione del WWF Abruzzo, e da Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia. Particolare attenzione è stata ovviamente riservata alla situazione abruzzese anche con la successiva tavola rotonda, protagonisti i presidenti dei tre Parchi nazionali e dell’Area marina protetta presenti nella regione e il sottosegretario con delega all’ambiente Mario Mazzocca.
Ovviamente la cronaca è entrata pesantemente nel dibattito. È emersa l’esigenza urgente di migliorare il livello di protezione della fauna, soprattutto di quella più rara e preziosa, come la vicenda dell’orsa annegata con i suoi due cuccioli ha drammaticamente riportato in primo piano proprio in questi giorni, evidenziando inaccettabili mancanze che compromettono tutto l'apparato di gestione, vanificando anni di azioni per la tutela delle specie.
Il Check-up, realizzato dal WWF grazie alla sua rete di volontari, ha nei fatti fotografato l’attuale situazione della natura in Italia. L’indagine è stata condotta con il metodo della Valutazione e Prioritizzazione Rapida della Gestione delle Aree Protette (RAPPAM) che offre uno strumento per raggiungere l’obiettivo di una gestione più efficiente ed efficace dei Parchi Nazionali e delle Aree Marine Protette. Dal report, com’era inevitabile che fosse, emergono luci e ombre. Le principali criticità sono legate agli strumenti di gestione, alla carenza di personale qualificato e di risorse disponibili per progetti di conservazione. Dai dati raccolti emerge che nei Parchi nazionali turismo, incendi e cambiamenti climatici sono percepiti come le principali pressioni che attualmente insistono sulla biodiversità. È da considerare il fatto che solo nel 30% dei casi è stato approvato in via definitiva il Piano per il Parco. Punto dolente la gestione, con percentuali nella pianta organica di personale dedicato primariamente alla conservazione della biodiversità (biologi, naturalisti, geologi, ecc.) spesso inferiori al 10%. Ancor peggio per i finanziamenti: ogni anno, in media, nel nostro Paese vengono destinati ai Parchi soltanto 1,35 euro per abitante: una spesa equivalente al costo di un cappuccino.
Nonostante i suoi 7500 chilometri di coste l’Italia sembra anche aver voltato le spalle al mare. Le 29 Aree marine protette (inclusi i 2 parchi sommersi), infatti, incidono solo su 700 chilometri di costa (pari allo 0,8% del totale) e su 228 mila ettari di mare, con scarsissime risorse: nel 2017 sono stati destinati per il funzionamento e la gestione appena 7 milioni di euro. Rifiuti spiaggiati e plastiche in mare, turismo e traffico navale sono percepiti come le pressioni che affliggono con maggiore intensità la biodiversità delle AMP italiane, in particolare quelle di piccole dimensioni, mentre bracconaggio e pesca illegale costituiscono la pressione più diffusa, con trend spesso in aumento. Per quanto riguarda strategie e strumenti di gestione, quasi il 70% delle AMP ha un Piano di gestione approvato in via definitiva e quasi l’80% degli enti ha approvato il proprio Regolamento.
Dal raggruppamento di tutte le voci prese in esame è stato ricavato un indice di performance, con uno specifico punteggio. I tre parchi nazionali abruzzesi sono tutti tra i dieci parchi che hanno superato di poco quota 150. Non è male ma va tenuto conto che il punteggio massimo teoricamente raggiungibile era 300 e che ha avuto un peso considerevole la grandissima biodiversità che l’Abruzzo ha la fortuna di ospitare. Tra le aree marine protette quella del Cerrano si colloca invece circa a metà graduatoria.
Sul piano della governance i problemi non mancano: il parco della Majella ha da anni un direttore a mezzo servizio, addirittura “in prestito” da un parco regionale, ed è privo del presidente; al parco d’Abruzzo il direttore manca ormai da 2 anni mentre al Gran Sasso Monti della Laga è stato da poco nominato, dopo anni di deleghe continuamente rinnovate a un facente funzioni…
Si è parlato anche di quello che Luciano Di Tizio, in una delle sue ultime attività pubbliche come delegato del WWF Abruzzo (concluderà il suo mandato a fine anno) ha definito “il parco che non c’è” denunciando ancora una volta la assurda situazione della Costa Teatina, formalmente area protetta da inizio secolo ma sempre in fase di stallo. Il sottosegretario Mario Mazzocca ha ricordato in proposito che il 4 dicembre prossimo avrà un incontro con il ministro dell’Ambiente Sergio Costa “nel quale – ha detto – saranno affrontate le criticità dei Parchi abruzzesi, comprese quelle emerse oggi e dal report del WWF, e anche la situazione di quello della Costa Teatina, perimetrato da un commissario e rimasto stranamente in sospeso”.