Tartaruga recuperata da Claudia e Marco Borgatti |
Nove tartarughe trovate sulle spiagge adriatiche nella sola giornata del 7 gennaio scorso, nel tratto tra Roseto degli Abruzzi e lido Riccio, a Nord di Ortona, otto delle quali morte. Non è un record, ma si tratta comunque di una cifra significativa. La spiegazione è sempre la stessa: le tartarughe, tutte della specie Caretta caretta, sono state vittime dell’intenso sforzo di pesca che ha caratterizzato le giornate che hanno preceduto le feste di fine anno. Il mare grosso di questi giorni ha fatto sì che le onde abbiano trasportato a riva gli individui in cattive condizioni fisiche e quelli deceduti, che non sono ovviamente in grado di resistere alla violenza delle mareggiate. Un fenomeno purtroppo non inconsueto: il Centro Studi Cetacei di Pescara, diretto dal dr. Vincenzo Olivieri, che si occupa appunto di cetacei e di tartarughe marine soprattutto in Adriatico, registra da anni una intensificazione dei ritrovamenti nelle fasi di maggiore pressione della pesca. Gran parte delle tartarughe muoiono perché restano impigliate nelle reti e non riescono a tornare in superficie per respirare. In altri casi inghiottono ami o si cibano di materiali plastici scambiati per cibo mentre non sono infrequenti gli urti accidentali con i natanti.
Nel caso della moria dell’Epifania, com’è stato definito l’evento del 7 scorso, la causa più probabile resta la pesca. Le otto tartarughe senza vita spinte a terra dal mare grosso saranno, quanto meno negli esemplari meglio conservati, sottoposte ad esame autoptico per accertare al 100% le cause del decesso, ma secondo gli esperti ci sono comunque pochi dubbi. L’unico individuo in vita, un giovane recuperato a Roseto degli Abruzzi, è stato ricoverato nelle vasche del Centro Studi Cetacei dove sarà curato e, si spera, rimesso in libertà nei prossimi mesi.
“Caretta caretta – osserva il delegato regionale del WWF Luciano Di Tizio – è una specie prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e protetta da diverse convenzioni internazionali. È giunto il momento di varare una normativa nazionale che valorizzi e premi gli sforzi dei tanti volontari e che preveda linee guida obbligatorie per la tutela di questo magnifico gigante dei mari, anche normando la pesca, come molti professionisti del settore ormai chiedono a gran voce per tutelare il mare e la loro stessa attività, nell’interesse di tutti”.