26.2.12

Applicare il risultato referendario anche in Abruzzo

La grande vittoria dei referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011, quando 27 milioni di cittadini votarono “4 volte sì” in modo chiaro ed inequivocabile, è in pericolo.
Due dei quattro quesiti referendari riguardavano la privatizzazione dell’acqua.
Il primo chiedeva di abolire alcune parti del Decreto Ronchi che prevedeva sia l’obbligatorietà della privatizzazione dei servizi pubblici locali in generale, sia la privatizzazione della gestione dell’acqua in particolare.
Il secondo quesito chiedeva di eliminare immediatamente dalla bolletta la quota della remunerazione del capitale investito, un vero e proprio premio di profitto garantito al gestore del servizio idrico.
Questa straordinaria vittoria della democrazia e della sovranità popolare oggi viene costantemente disattesa e messa in pericolo dalla classe politica ed imprenditoriale italiana.
Per quanto riguarda il primo quesito referendario, quello contro la privatizzazione del servizio idrico, esponenti del Governo Monti hanno manifestato, in varie occasioni, l’intenzione di cedere ai privati le aziende di diritto pubblico locali. Con il decreto sulle liberalizzazioni hanno tentato, e continuano a tentare in questi giorni, di assoggettare le aziende speciali al vincolo del patto di stabilità. Le stesse Società per Azioni in house vengono messe in discussione dalle proposte di modifiche su cui ci si sta confrontando in Parlamento.
Contro questi tentativi, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua si è già attivato raccogliendo in poco più di una settimana oltre 37.000 firme a dimostrazione che l’attenzione dei cittadini contro qualsiasi tentativo di scippo referendario continua ad essere altissima.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, promotore del referendum contro la privatizzazione dell’acqua, ha individuato nelle aziende speciali lo strumento migliore per garantire una gestione realmente pubblica e partecipata del servizio idrico integrato.
Per questo vogliamo riaffermare l’importanza del processo di ripubblicizzazione, superando le stesse Società per Azioni in house che sono sempre soggetti privatistici finalizzati al profitto.
Il modello di riferimento è quello di Napoli dove si è avuta una vera ripubblicizzazione del gestore attraverso la nascita dell’Azienda speciale “Acqua Bene Comune”.
Per quanto riguarda il secondo quesito referendario, quello teso a far uscire il profitto dall’acqua attraverso l’eliminazione della remunerazione del capitale investito (che in bolletta significa un aumento della tariffa da un minimo del 7% fino ad oltre il 20%), si deve sottolineare che ad oggi nessun gestore – in Abruzzo, come nel resto d’Italia – ha provveduto ad applicare il risultato referendario che, come ha sancito la Corte Costituzionale, era immediatamente esecutivo.
Dal giorno della pubblicazione del risultato referendario (21 Luglio 2011) i gestori avrebbero dovuto cancellare dalle bollette dei cittadini la remunerazione del capitale investito. Questo in Abruzzo, non solo non è stato fatto, ma anzi i gestori stanno provvedendo ad aumentare le bollette con pretestuose argomentazioni. Le varie assemblee dei sindaci (cosiddette “ASSI” che a livello provinciale hanno sostituiti gli Ambiti Territoriali Ottimali) hanno espresso pareri favorevoli sulle proposte di revisione dei Piano d’Ambito elaborate dal Commissario regionale dell’ATO Unico Ing. Caputi con revisioni della tariffa che comportano l’aumento delle bollette per gli abruzzesi.
Solo l’Assemblea dei Sindaci della Provincia di Pescara, messa sotto pressione dai cittadini e dai comitati per l’Acqua Bene Comune che hanno contestato e diffidato i sindaci a non votare l’aumento delle tariffe, si è dichiarata disponibile ad aprire un tavolo di confronto con le associazioni, i comitati ed i cittadini che hanno promosso il referendum per giungere ad un’applicazione reale dei risultati referendari. Confronto indispensabile anche per superare le problematiche che da sempre colpiscono la società di gestione del servizio idrico: l’ACA S.p.A. (società per azioni “in house” i cui azionisti sono i Comuni) da tempo è sottoposta a diverse inchieste da parte dell’Autorità giudiziaria.
La messa in mora della sovranità popolare non può essere ulteriormente tollerata!
Se non si applica la volontà di 27 milioni di cittadini che ne sarà della nostra democrazia?
Per questo motivo il Forum Italiano dei Movimenti per Acqua ha avviato in tutta Italia la campagna di obbedienza civile “Il mio voto va rispettato!” che mira ad ottenere l’eliminazione della remunerazione del capitale investito dalle nostre bollette.
La campagna prevede una serie di azioni nei confronti delle società di gestione fino all’autoriduzione delle bollette da parte dei cittadini pari alla componente della “remunerazione del capitale investito” (dal 7% in su).
Anche in Abruzzo, i vari comitati locali stanno organizzando l’avvio della campagna per la quale si richiede una partecipazione diretta dei cittadini e dei lavoratori: solo una partecipazione consapevole garantirà il rispetto dei nostri diritti e la salvaguardia di una risorsa fondamentale all’uomo ed all’ambiente come l’acqua!
In tutti i territori della nostra Regione si stanno sviluppando azioni di informazione ai cittadini, di protesta verso chi non applica il risultato elettorale, di ricorsi alla giustizia amministrativa, di azioni di reclamo che daranno vita alla costituzione di veri e propri sportelli sociali per la campagna.

Per informazioni e per aderire alla campagna di “Obbedienza Civile” in provincia di Teramo scrivere a teramo@wwf.it. Per ulteriori approfondimenti: www.acquabenecomune.org