25.8.09

Il WWF presenta ricorso al TAR contro il calendario venatorio della Regione Abruzzo

Il WWF ha presentato un ricorso al TAR per chiedere la sospensiva del Calendario venatorio varato dalla Giunta Regionale abruzzese ai primi di agosto.
Nel ricorso si evidenzia come nel Calendario Venatorio approvato dalla Regione Abruzzo viene consentita l’apertura anticipata della caccia di specie migratrici quali la Quaglia al 6 settembre (rispetto alla terza domenica di settembre come normalmente previsto dalla legge) e come la caccia alla Beccaccia sia programmata dal 20 settembre sino al 31 gennaio anziché sino al 31 dicembre come consigliato dai massimi organismi scientifici nazionali ed internazionali in ottemperanza alla Direttiva 409/79/CEE “Uccelli”. Purtroppo su un altro aspetto importante, come la possibilità di addestrare i cani fin dal 6 agosto, per l'ennesima volta i tempi di approvazione della delibera regionale (3 agosto contro il termine di giugno previsto dalla legge) non hanno reso possibile fare ricorso.
La decisione di ricorrere alla giustizia amministrativa giunge dopo che l’Associazione aveva chiesto ripetutamente e preventivamente alla regione di adeguarsi agli standard richiesti a livello comunitario e al parere espresso dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), massimo organo scientifico dello Stato Italiano, sulla prima bozza di calendario predisposta dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione. Il WWF aveva chiesto sia durante la consulta venatoria, in cui vi è un solo membro dell’Associazione, sia con una nota scritta inviata all’Assessorato di conoscere i dati scientifici e le norme comunitarie sui quali la Regione Abruzzo aveva fondato scelte del tutto discutibili, come l’apertura anticipata e la chiusura al 31 gennaio della caccia alla beccaccia. Su questi e su altri punti controversi era intervenuto il parere dell’ISPRA che aveva censurato tecnicamente e scientificamente l’operato dell’Assessorato regionale.
Nel parere dell’ISPRA, che alleghiamo integralmente, si possono leggere frasi del genere su diversi punti non recepiti nel calendario venatorio:
APERTURA ANTICIPATA ALLA QUAGLIA (il calendario prevede l'apertura anticipata al 6 settembre)
“Per quanto concerne la Quaglia e l'Allodola si esprime parere sfavorevole al prelievo anticipato. Si tratta in entrambi i casi di specie ormai da anni in forte regresso e caratterizzate da uno stato di conservazione sfavorevole a livello europeo. Inoltre la Quaglia dovrebbe essere cacciata con il cane, pratica da evitarsi per ragioni connesse al disturbo arrecabile alla restante fauna non oggetto di caccia”.
CACCIA ALLA BECCACCIA (il calendario prevede la chiusura al 31 gennaio 2010)
“Per la Beccaccia si suggerisce una chiusura anticipata della stagione venatoria al 31 dicembre, in relazione non solo al precario stato di conservazione delle popolazioni europee di questa specie (ridottesi nel complesso di circa il 10% nell’arco di un decennio) ma soprattutto in considerazione della maggiore vulnerabilità che contraddistingue questo scolopacide nella seconda metà dell’inverno”.
MOBILITA’ DEI CACCIATORI (il calendario introduce il comparto unico regionale)
“Il capo F del documento in esame introduce la possibilità di un’ampia mobilità dei cacciatori per l’esercizio della caccia alla migratoria in ambito regionale che contrasta con l’esigenza di realizzare un più saldo legame del cacciatore al territorio e di fatto vanifica in gran parte le innovazioni introdotte dalla Legge 157/92 in materia di disciplina dell’attività venatoria”.
ADDESTRAMENTO CANI (il calendario ha reso possibile l’addestramento cani dal 6 agosto)
“L’inizio dell’attività di addestramento cani al 7 agosto appare prematuro, considerati i periodi di riproduzione di varie specie potenzialmente vulnerabili, come la lepre e i galliformi. Si ritiene, quindi, che una soluzione di compromesso accettabile sia quella di posticipare alla fine di agosto o ai primi di Settembre l’epoca di addestramento degli ausiliari”.
CACCIA IN PRESENZA DI NEVE (il calendario permette la caccia nelle aree umide anche in presenza di terreno coperto da neve)
“L’esercizio della caccia in questi momenti risulta fortemente impattante sulle popolazioni selvatiche poiché determina un incremento della mortalità: tale incremento è legato non solo all’aumento del prelievo diretto, reso più semplice dalla minore mobilità degli animali, ma anche al forte disturbo arrecato agli uccelli che li costringe a impiegare le proprie energie per fuggire anziché per le attività di foraggiamento così importanti per garantire la sopravvivenza in questi periodi di freddo intenso. Si ritiene, pertanto opportuno che venga previsto il divieto di caccia anche nelle aree umide durante il verificarsi di estese nevicate indipendentemente dalla presenza di ghiaccio sulla superficie dei corpi idrici. L’introduzione di tale norma in Abruzzo appare particolarmente importante, anche in considerazione delle ridotte dimensioni che contraddistinguono le zone umide presenti in regione”.
Su altri aspetti estremamente negativi l’Assessorato ha dovuto cedere alle censure dell’ISPRA (apertura anticipata all'Allodola; modalità di caccia alla Coturnice) anche se in alcuni casi ricorrendo ad escamotage come nel caso in cui si consente l’apertura anticipata al Colombaccio qualora le province presentino dati (ma su questa specie l’ISPRA scriveva non più tardi del 7 luglio scorso: “La valutazione dell’impatto del provvedimento dovrebbe quindi basarsi su buone informazioni aggiornate in merito alla distribuzione ed allo stato delle popolazioni nidificanti in ambito regionale che, per quanto è a conoscenza di questo Istituto, non sono attualmente disponibili”). Solo che ad agosto la stagione riproduttiva è conclusa e non si capisce come possano le province produrre dati che non hanno.
Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia: “La Regione Abruzzo ha in un primo tempo varato una bozza di calendario in contrasto con le indicazioni nazionali ed internazionali sulla conservazione delle specie, nonostante le nostre precise e documentate osservazioni presentate in Consulta venatoria dal nostro rappresentante. Poi ha subìto un parere scientifico dell’ISPRA che ha letteralmente demolito l’intero impianto del calendario venatorio predisposto dall’Assessorato all’Agricoltura. Invece di assumere un atteggiamento più prudente dopo questa brutta figura a livello nazionale, adeguandosi completamente ai rilievi dell’ISPRA, la Giunta regionale ha deciso di forzare su molti aspetti sopra ricordati lasciando invariato il testo del calendario. A questo punto il WWF, che ha sempre avuto un atteggiamento responsabile indicando preliminarmente all’Assessorato le carenze della gestione venatoria nella Regione, si vede costretto a ricorrere al TAR chiedendo la sospensiva del Calendario”.
Più in generale il WWF attende ancora dall’Assessorato all’Agricoltura di conoscere su quali dati scientifici ha basato le proprie scelte visto che in sede di consulta l’Assessorato ha pubblicamente ammesso le carenze rispetto alle conoscenze sulle specie oggetto di caccia e che non ha risposto ad una precisa richiesta scritta dell’Associazione.
“Appare incredibile”, prosegue Caserta, “che in una Regione come l’Abruzzo, dove sono le Associazioni come il WWF e non gli enti pubblici competenti, a produrre pubblicazioni scientifiche di livello internazionale, si assumano comunque scelte forzate e a senso unico tutte più permissive. Non è possibile che per privilegiare gli interessi dei cacciatori si finisca per non garantire la corretta gestione di un bene comune come la fauna”.
Non va poi dimenticato che, come il WWF denuncia da anni, la Regione Abruzzo ad oggi è priva di un Piano Faunistico Venatorio: quello precedente, infatti, è scaduto come ha ammesso lo stesso assessorato nel corso dell'ultima consulta venatoria il 31 dicembre 2005 e da allora non ne è stato mai predisposto un altro.
In ultimo il WWF coglie l’occasione per ricordare all’Assessore Febbo, che aveva sostenuto che nel Comitato Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) che ha valutato il Calendario Venatorio “trovano ampio margine di rappresentatività le associazioni ambientaliste” che, purtroppo, ciò non è vero per il semplice fatto che la composizione del Comitato è normata da una legge regionale che l’Assessore dovrebbe conoscere e che non prevede la presenza di membri nominati dalle associazioni ambientaliste: infatti 10 membri sono funzionari regionali, 3 sono nominati dal Consiglio regionale, 1 dalle quattro Amministrazioni provinciali ed 1 dal Corpo Forestale dello Stato.