L'uno-due subito in questi giorni dalla Regione Abruzzo in materia di caccia è clamoroso. La Corte Costituzionale e il TAR Abruzzo depositano, rispettivamente, giovedì 20 giugno e venerdì 21 giugno 2013, due diverse sentenze destinate a rivoluzionare l'attività venatoria nella regione.
Tutto nasce dai ricorsi presentati da WWF, Animalisti Italiani e altre associazioni che hanno affidato all'Avv. Michele Pezone il compito di ricorrere sui calendari venatori 2009/10 e 2010/11 della Regione Abruzzo, evidenziando fortissime criticità e illogicità nelle scelte filo-venatorie.
Nel ricorso sul calendario 2010/11 si contestava, tra l'altro, anche l'incostituzionalità della norma contenuta nella Legge Regionale n. 10/2004 che riammetteva il cosiddetto “nomadismo venatorio”, perimetrando un Comparto Unico regionale sulla Migratoria e rendendo così possibile lo spostamento dei cacciatori da una parte all'altra dell'Abruzzo.
Il TAR L'Aquila, giudicando non manifestamente infondata l'eccezione di costituzionalità, aveva quindi sollevato il caso davanti alla Corte Costituzionale. Quest'ultima con una sentenza di cristallina chiarezza ha sancito che la Legge Regionale n. 10/2004 ha violato le normative nazionali che regolamentano il prelievo venatorio. La Corte ricorda nella sentenza che uno dei capisaldi della Legge nazionale sulla caccia (Legge n. 157/92) è il legame tra cacciatori e territorio attraverso la perimetrazione di ambiti di caccia di carattere sub-provinciale. Invece la Regione Abruzzo aveva concesso ai cacciatori per diversi mesi all'anno di potersi spostare da un capo all'altro della regione, definita, come detto, “comparto unico per la migratoria”.
Il TAR di L'Aquila, invece, ha depositato la sentenza relativa ad un ricorso presentato da Aninalisti Italiani e L.A.C. sul calendario venatorio 2009/10, dopo aver accolto l'allora la richiesta di sospensiva. Nonostante il tempo trascorso il TAR ha ritenuto opportuno entrare comunque nel merito perché la Giunta Regionale deve riproporre ogni anno il calendario venatorio. Era dunque importante definire la causa per evitare il ripresentarsi degli stessi vizi in futuro.
I giudici del Tribunale amministrativo aquilano hanno fatto crollare l'esile difesa regionale con commenti durissimi sull'operato della Giunta Regionale che aveva varato un calendario venatorio che si distaccava dal parere dell'ISPRA ampliando i periodi di caccia per diverse specie. Tutto ciò nonostante gli uffici regionali fossero completamente privi dei necessari dati relativi all'abbondanza e alla distribuzione delle diverse specie in Abruzzo. Il TAR ha altresì censurato il comportamento del Dirigente della Direzione Agricoltura che si era sostituito alla Giunta nel riscrivere il calendario venatorio dopo l'accoglimento da parte dei giudici amministrativi della richiesta di sospensiva avanzata dalle associazioni.
WWF e Animalisti Italiani ringraziano l'Avv.Michele Pezone, il rappresentante delle associazioni in Consulta venatoria Regionale Augusto De Sanctis ed i diversi attivisti che hanno contribuito a queste importantissime vittorie.
Resta invece il rammarico per il comportamento della Giunta Regionale e della Direzione Agricoltura che, nonostante i tempestivi appelli al buon senso ed al rispetto delle leggi inviati dalle associazioni ambientaliste, hanno voluto difendere strenuamente una linea di estremismo venatorio che li ha portati ad una vera e propria Caporetto.
Peccato per le decine di migliaia di animali che sono stati uccisi dal 2004 ad oggi a causa di una norma rivelatasi ora anticostituzionale, un attacco al patrimonio faunistico in piena regola che testimonia la totale insostenibilità del prelievo venatorio in Abruzzo. Auspichiamo un immediato cambio di rotta.